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Le Lettere di Alessandra Macinghi Strozzi

Le Lettere di Alessandra Macinghi Strozzi

Lettera LXXI

Al nome di Dio, a dì iiij° di marzo 1468
A dì 18 del passato fu l'utima mia; ò di poi ij tue de· XI e XXIII detto. R(ispost)a.
Per altra ti dissi dell'esere di Lorenzo, della p(er)sona; e vego ti dispiacie che piglando lui el lattovaro,
no· lgli faccia frutto. Pure avendolo di poi chontinovato, non è peggio che si fussi quando te ne
scrissi: che della magreza s'è al modo usato; ma è miglorato assai di cholore. È vero che, poi che
fu quaresima, non è chome mi pareva prima, ed è ragionevole: che questi cibi sono chontradi
a chi sente d'oppilato; e al chontinovo non si può estare a vita iscielta o a latte di ma(n)dorle;
che ri(n)crescie, e masime a chi è vago de' cibi della quaresima. Pure m'i(n)giegno p(er) la Fiametta e p(er)
lui e p(er) la balia di fare vivande più sane ch'i' posso. Che Idio ci conducha a Paschua, cho(n) salute dell'anima
e del corpo.
Di' che mettevi per espaciata la praticha di 25; p(er)ché volgiendovisi 4, chome ti scrisse, non vi vedevi difichultà,
sapiendo tu e ragioname(n)ti av(u)ti i(n)na(n)zzi tu p(ar)tissi di qua. Chome per altra t'ò detto, i' non
glen'ò p(ar)lato nè di questa nè d'altro buo(n) pezzo fa, p(er)ché mi dicieva no· glene p(ar)lassi. E così ò fatto: ecietto
che 15 dì fa, esendogli detto più volte di quella ch'io ti scrissi a dì 18 passato, ne ragionò meco; e pare(n)domi
chosa buona, e vedendo che ll'animo suo vi s'adirizava più che non à fatto a niun'altra, ti
scrissi sopra di ciò quel chapitolo, che ttu ne diciessi tuo parere: e chosì aspetto da tte quello che tti pare
da fare. Credo che lui te n'arà detto più che non ò fatto io, perché sa chi gl'à p(ar)lato, e lla risposta che gl'à fatta
me' di me, e così quello ch'è seguito di poi. So(n) cierta, che s'egl'arà l'animo a questa, chome dimostrò
a me, che te n'arà avisato, se è seguito di poi altro ragioname(n)to; che Idio gli dimostri el meglo.
Alfonso si sta pure chon u(n) pocho di quello omore: è stato chome guarito parechi dì; e da 2 dì en qua
è un poco rifiglato: non è però chosa da farne istima; ma pure no(n) posso dire sia guarito afatto. Egli
sta per altro benisimo della p(er)sona, è rischiarato delle charni, e chomi(n)cia ' andare duo passi sopra di
sé. No(n) s'asichura ancora, ma presto doverrà andare liberame(n)te.
La Maria di Ramo(n)do è 2 dì ch'ell'è venuta a fFirenze: è malata; androlla a vicitare, e sì gli ricorderò
e tua danari; e dandomegli, gli darò a lLore(n)zo, chome mi di' ch'i' faccia.
Entendo p(er) più tue quello di' della balia p(er) quest'altro che à ' fare la Fiametta. Lei gli pare, secondo
ch'ella dicie a me, di trovare una balia di fuori chol latte fresco, e anche a me pare: che
non si può sapere quanto Alfonso sarà a poppa; che secondo istarà della p(er)sona, seco(n)do farete: e voglendolo
ispo(p)pare a settenbre, e recharvi l'altro i(n) chasa, ongni volta si troverrà balia. Siché per
ora cierchiamo d'una balia qui presso a Firenze. Che Idio cie l'aparechi buona.
Dell'erore del non esere ito a Mo(n)te più che f(iorini) 225, credo sia ritrovato, e lLorenzo te ne debba
avere avisato dov'è suto il ma(n)chame(n)to.
La Fiametta sta bene: el corpo crescie, ed è un poco agravata della p(er)sona; che è ragionevole.
Sta bene peralt[r]o. Stassi volentieri en chasa, ed io co· llei al continovo; che dalla messa i(n) fuori, no(n)
se no(n) m'è nicistà d'andare.
Di' che non ti pare di mandare ora Giova· lLuigi, e asengnine buone ragioni; ed è quello che ttu di' ; e
conosco el fanciullo arebe asai disagi: ma a me pareva qua(n)tto più tosto si levassi dalla madre,
tanto più tosto si leverebe el pensiero l'uno dall'altro. Lorenzo mi pare resterà co(n)tento no(n) lo
mandi ora.
Sè avisato da mMa[r]co e da lLorenzo chome venderono f(iorini) tremila cinqueciendo di Mo(n)te, di quegli
dicievano i(n) me; e io die' la parola, chome per altra m'à detto ch'i' faccia: e chosì ò fatto.
La graveza si scop(er)se: entendesti chome la posta nostra no(n) toccorono, e me grebono que' f(iorini) esciemò
p(er) l'altra. Senpre fu' asina, e senpre arò a portar la soma.
En questi dì ci è chàpito Guasparre, gienero di Iacopo degl'Orsi. Ve(n)ne el martedì sera, e venerdì
mattina si partì. Non ò i(n)teso p(er) che facciende si venissi; ma cho· Cosimo e co· lLorenzo p(ar)lò. Faciemogli
quello onore si può, esendo di quaresima; ma (n)no· feci delle ciento p(er) una che fecie mona

Antonia a tte, p(er)ché no(n) sono da ta(n)to lo sappia fare: restiti pure obrigato. P(ar)mi huomo
da bene; e dicie che mon'A(n)tonia en questo aprile v(u)ole andare a' bagni en quel[l]o di Siena,
e che ve(r)rà qua con conpagnia d'altre donne bolongnesi; siché fo conto che ssi starà qui qualche
dì a l'andare e al tornare. S'ella verrà, farègli quello onore che per noi si potrà.
Non ti maravigli che Alfonso sia sì reo, e[n]sengnandogli io leggiere. A che tti dico, se ttu lo vedessi,
ti parrebe ancora più ch'i' non dico; che tti prometto non bisongna dirgli la cosa più d'una
volta: che l'à '(n)tesa. E' mi ve(n)ne dettogli una sera nell'orechie: «El babbo è a Napoli». No(n) bisognò dirglelo
più; che come n'è doma(n)dato, e' dicie: «Ba(n)bo a Napi!». E così d'ongni chosa fa: che è sengno à buona memoria.
So che tu ti riderai di questo mio scrivere, e dirai ch'i' sia una bestia: ma i' so che da altro chanto
n'arai piaciere e consolazione; e tanto più vogla arai di vederlo. Che Idio ci die grazia
sia tosto e chon alegrezza e cho(n)solazione. Nè altro p(er) questa. Idio di male ti guardi. P(er) la tua Allesandra Strozzi, Firenze.

La Fiametta si porta bene. 13 e 14, ongnuno attende
a fare e fatti sua; che sta bene. Non achade altra risposta alla tua.
Aspettiano p(er) Batista le frutte, che di' che mandi p(er) lui.