Alessandra Macinghi (1406-1470, stile fiorentino) nacque a Firenze da Filippo di Niccolò Macinghi e da Caterina di Alberto di Bernardo Alberti. Nel 1422 andò in sposa a Matteo di Simone Strozzi, dal quale ebbe nel 1424 una prima figlia, Andreuola, venuta a mancare poco dopo la nascita; una seconda figlia nel 1425, alla quale fu dato ancora il nome Andreuola; nel 1427 nacque Simone; nel 1428 Filippo; nel 1429 Piero; nel 1430 Lorenzo; nel 1432 Caterina; nel 1434 Alessandra; nel 1436 Matteo.
Con il ritorno a Firenze di Cosimo de' Medici agli inizi del mese di ottobre del 1434, Matteo di Simone, in quanto alleato della fazione albizzesca e dunque di schieramento antimediceo, fu condannato all'esilio e nel novembre di quello stesso anno confinato per cinque anni a Pesaro, dove Alessandra e i figli lo seguirono. Qualche mese più tardi Matteo morì di peste, e con lui i figli Andreuola, Simone e Piero. Dopo la nascita dell'ultimo figlio, Matteo, che alla morte del marito Alessandra portava ancora in grembo e che fu così chiamato in ricordo del padre, ella decise di fare ritorno a Firenze e di rimpatriare le spoglie dei propri cari, che furono deposte nel sepolcro degli Strozzi in Santa Maria Novella.
Tornata a Firenze, Alessandra dovette far fronte alle dure imposizioni fiscali a cui le famiglie dei confinati del 1434 erano assoggettate. Le garanzie statutarie le consentirono, tuttavia, in quanto vedova di un confinato politico e con figli minori a carico, di riacquisire i beni dotali, chiedendo alla famiglia del marito la restituzione in beni immobili del valore della propria dote versata all'atto del matrimonio.
Filippo, Lorenzo e Matteo – avviati sin da giovanissimi al mestiere della mercatura – furono costretti a lasciare Firenze a causa di un provvedimento legislativo che stabiliva che tutti i figli maschi dei confinati, al compimento del diciottesimo anno di età, ne dovessero ereditare la condizione (cfr. STATUTA 1415). Essi vennero dunque affidati alle cure dei cugini del padre, figli di Lionardo Strozzi: Iacopo, Filippo e Niccolò. Il maggiore dei figli di Alessandra, Filippo, lasciò Firenze nel 1441 a soli tredici anni, Lorenzo nel 1446 a sedici e Matteo nel 1450 a quattordici.
Per tutta la vita Alessandra si impegnò alacremente al fine di far revocare il bando cui i figli erano destinati per ragioni di discendenza, mostrando nel contempo, e quasi contraddittoriamente, un profondo rispetto per quel governo che la costringeva lontana da quanto di più caro le fosse rimasto. A Napoli Filippo riuscì a incrementare il patrimonio familiare attraverso i traffici commerciali divenendo tra i favoriti del Re Ferdinando I, attraverso l'influenza del quale Alessandra sperò – prima sotto il governo di Cosimo de' Medici poi sotto quello di Piero – che i figli riuscissero a ottenere la revoca del bando.
Nel novembre 1458, tuttavia, un nuovo provvedimento confermò il confino agli esiliati del 1434, prorogandolo di altri venticinque anni e costringendoli a mantenere una distanza dalla città di almeno cento miglia, poco stante ridotte a cinquanta. Poco dopo, nel 1459, la donna fu colpita da un grave lutto: il figlio più piccolo, Matteo, di salute piuttosto cagionevole, morì a soli ventitré anni.
La Macinghi si impegnò a garantire alla famiglia una fruttuosa discendenza, intercettando i migliori partiti con cui accasare le figlie Caterina e Alessandra e i figli Filippo e Lorenzo.
In séguito al fallimento della congiura ordita contro Piero de' Medici nel 1466, la politica di quest'ultimo andò mano a mano consolidandosi e nel settembre dello stesso anno il Medici provvide a revocare il bando a Filippo e Lorenzo Strozzi. I due giovani poterono fare legittimamente ritorno a Firenze e, nel tempo, realizzare un efficace reinserimento nella classe dirigente. Il desiderio nutrito a lungo da Alessandra trovò così piena realizzazione.
Oltre alle Lettere, della Macinghi Strozzi si conserva anche il Libro dei debitori, creditori e ricordi, manoscritto e in parte autografo (cfr. BERSANO 2015-2016).