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Le Lettere di Alessandra Macinghi Strozzi

Le Lettere di Alessandra Macinghi Strozzi

Lettera LXVIII

Al nome di Dio, a dì 30 di giennaio 1465
A dì 25 fu l'utima mia; ò questo dì la tua de· 18 detto. R(ispost)a p(er) questa al bisongno.
Di sesanta non è sequito di poi altro; e, chome per altra ti dissi, i' credo che messere suo
chogniato ne sia chagione, e che ne l'abia isconfortato; che, secondo le parole che disse a 13,
che messere gl'aveva detto, è da credere che n'è chagione. Se non m'i(n)tendi, leggi la mia
de· 25 dì; che, secondo intendo, è nimico di 50, e di loro passati; e son chiara che non è p(er) la fredezza
che ci sia istata, che 13 non à ritocco: che no· gli pareva l'onore di 45; ma conprendo
messere à il malore drento; e p(er) l'opere loro lo dimostrano. E per ancora non
à preso p(ar)tito di 60; che gli deba conbattere el bisongno, che se n'avanzerebe qualche cientinaio.
E se 45 pensa, se quello no· rriescie, che altro ci è pe' fatti sua; pensa a chi è p(er) lui,
se n'à pensiero! Che dà più afanno simile cose pel chonpagno, che se avesse a far p(er) sé. E
digli che sarà consiglato di quello si crederrà sia il meglo: e' ci bisongnia andare e no(n)
chorrere, e stare a vedere quello segue di queste.
Èssi vinto nel Conssiglo del Popo[lo], questa mattina, quello che si vinse nel 100; cioè di gittare
a tterra p(ar)te dello squittino fatto, e gli squittinanti: siché, chi se ne rallegrò, è ora conturbato;
e 46 e 57 non è per lloro; e credo 58 die loro che pensare. La terra dicono ch'ella
sta male, che non ci si lavora; e-l grano del Comune è tristo a s(oldi) 30 lo staio, ed è 48
li(b)bre; l'altro nostrale a più di 35, el buono. Siché, si tiene, seguitandosi l'uno contro all'altro,
chome fanno, s'ella sta male, à ' star pegio ancora. Ed èmmi detto, che se tirano 58 e gl'amici
sua quello che voglono , sarà peggio la lira de· 50 s(oldi) 10, ch'ella non è: e questo mi pare
anche chagione che di 60 non si ragiona. Di' che l'avere fatto quello si fecie a l'uscita
dela Signoria vechia è piutosto da gienerare odio che pacie. Ma che diresti di quello che
si segue, e delle polize che si truovano p(er) la terra? Che, secondo sento, v'è scritto di triste chose
en dir male de' cittadini; che fra l'altre frottole, dicono: «P(iero) di Chosimo e-l Tommaso Soderino,
e Anto(nio) di Puccio e-l Moncherino, e 30 voglono gittare a tterra lo squittino». E poi
seguitano altre novelle ch'i' no· ll'ò tenute a mente, che si dicono co· rriguardo. Siché vedi
la pacie che si ciercha! Niccholò atende a piatire, e vanne cho' sua armati facciendo le
sue facciende. Idio ci die grazia questo malore si tagli, e che si stia poi en pacie.
Alla Gostanza di Pandolfo non dirò altro del figluolo.
Achonciasti e 14 f(iorini) de auti di novenbre; e poi e 16 auti dal bancho; e sè avisato en che si spendono, benché l(ire)
40 e s(oldi) 7 e d(anari) 4 si pagò pel 46 chatasto; e i· rresto de' danari ò, p(er)ché ancora non s'è conperato bestia
pel podere; che come si troverrà chosa buona, la conperrò. Ò bene pensiero che, aiutandolo, si farà
più frutto: è u(n)n poderuzo d'aiutarlo, che fa tutte buone chose. A Dio piaccia che di chi egl'è, lo possa godere.
Le galee si chondussono qua a salvamento, Idio lodato. Sè quello delle p(er)cosse: che ciascuno
che vi chapita nel paese, p(er)chuote i(n) chasa tua. A Dio piaccia lungo tenpo possia[te] fare onore e bene:
ched io abia vostre lettere, arò piaciere sentire novelle da chi v'à veduto; e ne ringrazio Idio.
A tTomaso dirò del suo salvaticone; ed io anchora, quando lo vedrò, ne lo riprenderò; che, oltre
al parentado di Tomaso, er' anche vostro.
E s'è vinto nel Consiglo del Comune, questo dì 31, che s'è dato chonpimento agl'altri fatti di sopra, ed èssi
rimesso mano a cose nuove; e questo medesimo dì s'è fatto el Consiglo del Ciento. Àno a rrafermare
gl'acopiatori, o veramente rifargli, e rifare chi abia a squittinare. Fa' conto che ci è
el popolo molto male chontento, ma e' no(n) ci è chi vagla un fico. 58 istà fermo, e corre; e simile
e sua amici; e 56 à grande faccienda d'andare qua e llà. El frattello di 18 è i(n) magiore

istato che mai; ed à il mele a boccha, e· rasoio a cintola; e vanno le cose i· modo che a me, bench'i' sia di
pocho i(n)telletto, no· mi parrebe, i· mentre che sono questi viluppi, d'aprire nè bottega nè altro i(n) questa
terra, ensino che non ssi vedesse dove si posa la cosa; che ci è chi à oppenione, mondo abia mutazione
en termine, e presto: sicché a me parrebe di stare a vedere un poco di tenpo . Pure tu
sai meglo di me quello che è da fare; e così chi te ne conforta sa più di me. Dissiti di 14, che mette(n)dolo
i· luogo dove non avessi a manegiare danari, che sarebe buono p(er) lui e p(er) voi; che è fedele, e i(n)tende
bene; ma i' ti dissi el dubio avevo, avendo a trassinare danari, pel bisongno grande ch'egl'à. E anchora
ò pensato che prestandogli quegli dicievi, che non ve(g)go modo niuno donde e' potessi soddisfare
al tenpo; che, secondo le rendite è lla spesa ch'egl'à, e tuttavia gli crescie, che gli crescono le fanciulle; e poi
credo che, oltre al debito che dicie che à, che n'à dell'altro: sicché arà faticha di soprire a questo. Ora pensa tu quello che
è da fare, o di servillo o nno; che non posso ente[n]dere se s'à altro debito, che quello t'ò detto per altra.
Siàno a dì primo di febraio, e sento che ieri si vinse alla prima la pitizione si misse nel Consiglo del
100; e ne fu chagione che questi pri[n]cipali si sono rapacificati en pochi dì ensieme: che è da ridersi de' fatti loro. L'un dì
pare che si voglino 50, e ll'altro dì ànno fatto pacie, chome fanno e fanciugli. È una senpricità la mia a scriverne;
che ongni dì mutano proposito, e volgo[n]si chome la fogla al vento. Messere Angnolo s'è partito, e
chostà sarà giunto all'avuta di questa. Entenderai el vero delle cose di qua; che, fatto che ebe l'acordo cogli altri
ensieme, si partì. Niccholò Soderini, che fu così fiero a fare lo squittino, è suto ora fiero a disfare quello
che aveva fatto; che trovandosi del Consiglo del Comune, rendeva le fave nere alla scoperta; e predichava a
chi gl'era presso, che così dovesse fare. Siché vedi chome s'è mutato tosto! Ma non credo però loro, chon tutto
faccino queste dimostrazioni. Idio, che può, metta una buona pacie tra loro, overo gran guerra; che poi arei
speranza le cose si fermassino. Idio el meglo dimostri. Nè altro p(er) questa. Idio di male vi guardi. P(er) la tua

Allesandra Strozi, Firenze