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Le Lettere di Alessandra Macinghi Strozzi

Le Lettere di Alessandra Macinghi Strozzi

Lettera LXVI

Al nome di Dio, a dì 11 di giennaio 1465
A dì 4 fu l'utima mia. Ò di poi la tua de· 28 passato, che vego che mi scrivi più perch'io abia quel conte[n]to
d'avere vostre lettere, che per bisongno che cci sia; e a me ne fate grande apiaciere, poiché no(n)
vi posso vedere cholla presenza. Ringrazio Idio di tutto, che è forse il meglo. R(ispost)a ala tua.
Dissiti per altra mia quanto era seguìto di 60; e altro non ci è poi di nuovo; e di 59 sè avisato che
non se ne ragiona, per aspettare lo spaccio della maggiore. Altro non pare a 13 di fare ensino
non siamo chiari di queste 2, che camino pigleranno: che, secondo el tenpo che ll'ànno, non doverrebono
troppo i(n)dugiare a uscirne. E gl'è vero che il mio disidèro sarebbe di vedervi tramendue
achonpagniati, chome altre volte v'ò detto; che, morendo, mi parrebe che voi fussi ridotti
a quel passo che si disidera p(er) le madri, di vedere e figluoli amoglati; e che quello che voi con fatica e
afanno avete p(er) lungo tenpo aquistato, e vostri figluoli l'avessino a godere: e a quella fine io
mi sono ingiegniata di mantener quel poco ch'i' ò auto, lasciando indrieto delle cose
ch'io are' potuto fare p(er) l'anima mia e de' nostri passati; ma p(er) la speranza ch'i' ò, che voi toglate
donna – e l'efetto è per avere figluoli – sono chontenta ver fatto così. Sicché il mio disidèro sarebbe
quello vi dico; e da poi che intesi la volontà di Lorenzo, come era disposto per mio contento
di torla, ma che lui volentieri starebbe anchora due anni a legarsi ala donna. I' mi
v'ò pensato su più volte, e mi pare che non ci sendo una cosa molto vantagiata, e avendo te(n)po
di potere aspettare questi 2 anni, che sia buono a starsi così; se già non venissi qualche gran ventura,
ma altrimenti no· mmi pare da darsene ora pensiero. E massimo esendo il tenporale
che corre al presente: che de' giovani che sono nella terra, volentieri si stanno
sanza tor donna; e la terra è i(n) chativo termine; e mai si fecie le maggiori espese en dosso
alle donne, che si fa ora. Non è sì gran dota, che quando la fanciulla va fuori, che tutta l'à i(n) dosso,
tra seta e gioie; sicché non sarebe el bisongno suo p(er) noi di qua. Benché i' no· glen'abia iscritto nulla,
non se n'è ciercho p(er) lui di nulla; che s'aspettava se p(er) te prima riusciva niuna delle 2
pratiche: esendo riuscita quella di 60, si sarè tastato quest'altra p(er) lui; che v'è della biada, se la dessino, e a ogni te(n)po
sarè stato co(m)mendato. Ora andando le cose come le vanno, mi pare di stare a vedere
un poco di tenpo p(er) lui. E ve(g)go che, secondo mi scrive per ongni sua, se ne contenta di stare anchora
due anni: che alla buonora sia tutto; che forse a quel tenpo saranno gl'animi i(n) pacie, e i(n) questo
mezzo potrè seguire delle cose che non si proferrebe la donna sanza danari, chome si fa ora;
che pare a chi l'à a ddare di superchio dare dota a 50. 13 t'à scritto che-l pa(dre) di 60 lo ritoccò, e nel
modo ch’io ti scrissi. Di' cche del vedere e pratichare te ne stai a noi; io dal canto mio ò fatto la mia diligienzia,
e non saprei farne più ch'i' m'abia fatto; e p(er) vostra chonsolazione più che mia: che il tenpo mio è
brieve, e il vost[r]o debb'eser lungo, secondo la ragione. Così piacia a Dio che sia. E Marcho anchora v'atende
chon diligienza. Idio ne lasci seguire il meglo. E a Lorenzo di', che riposi l'animo i(n) pacie, della do(n)na.
Uscì Nicholò, e pure fecie alchune chose buone; ma nno(n) di quelle arei voluto. A lui e gl'altri usciti è suto
fatto poco onore, e mentre che erano in seggio e poi che uscirono. Lo squittinante nostro n'e(b)be asai
disagio, e noi ancora; ma sento che ciò che s'è fatto andrà a tterra, e si crede si farà di nuovo. A questa
Signoria à fatto parechi dì pratica; e nulla si può i(n)tendere: che ànno fatto pena di rubello a chi rivela
nulla, a chi si truova di questa pratica; siché va molto segreto le cose. E m'è detto che 58 è il tutto; 54 no(n)
n'è chosì; e p(er)tanto 56 si tornerà ne' primi termini, secondo mio giudicio, andando le cose come
si vede al presente. Idio, che può, ponga rimedio a questa città: ch'ella sta male. Nicholò entrò fiero,
e poi s'invilì; e, come disse il fratello a 14: «Egl'è entrato lione e uscirà agniello»; e così gl'è i(n)tervenuto;
che come vide che lle fave no· gli riuscivano, e' chominciò a umiliarsi: e poi ch'egli uscì d'uficio, va aconpagniato
quando co(n) 5 e quando con sei armati presso a ssé, p(er) sospetto o de' Conti di Marema o d'altri. Era
el suo melglo che non fussi estato; che no· si sarebe iscoperto tante 'nimicizie.
De' 14 f(iorini) auti dal banco a dì 5 di novenbre, ne fusti avisati, e destimene risposta del mese medesimo.
Di' a Giovachino, che a dì 4 di questo ebi el fardello del lino p(er) le sirochie; e venne sì tardi ch'i' avevo suggiellato
la lettera, e però no· glene die' aviso. Òllo di poi esciolto; sono mazzi 12: 4 n'ò dati a quella suora
di San Domenico, e 4 aspetto mandi per esso quella di Santa Marta, e quattro a quella di Polverosa; ongni
ora aspetto mandino per esso. I' no· ll'ò pesato; ma 4 mazzi sono per uno. Loro l'aviseranno del peso;
e i(n) questa fia una lettera di quella di S(an)c(t)o Domenico: daglele. Quando l'altre scriverrano, glele manderò.

Altro non c'è, ch'i' sappia, da dirti; se nno· che ara' sentito d'alcuno parentado fatto di nuovo, della figluola di meser
Piero de' Pazzi a Braccio Martegli, e quella d'Antonio a Priore Pandolfini; e ciascuna n'à dumila di dota. Quella
di messere Piero à un ochio che none vede bene.
Di quella di Giovanfra[n]cies[c]o non sento dirne nulla p(er) qui; ma sento da Pierantonio, ch'ella si darà a Mantova
al figluolo di messer Benedetto Strozi. Non so donde se l'à sentito. E così mi disse Giovanni di ser Franciesco, quando
tornò. Debbano recare di costà questa novella; e non sendo vero, fa pensiero, se ti paressi, da farne toccare
da Nicolò Strozi un motto a Giovanfranciesco p(er) 45. Ben ch'io non credo che degniassi sì basso, pure alle volte
si va i· luogo che altri no· ll'arè stimato, pelle cose che ocorrono, o p(er) morte o per altri casi. Siché pensavi su.
Nè altro p(er) questa. Idio di male vi guardi. P(er) la tua

Allesandra Strozi, Firenze