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Le Lettere di Alessandra Macinghi Strozzi

Le Lettere di Alessandra Macinghi Strozzi

Lettera LXV

Al nome di Dio, a dì 4 di giennaio 1465
A dì 30 passato fu l'utima mia, e avisa'vi quanto per ensino a quel dì avevo sentito da 13 del
fatto di 60; e altro non ò di poi di 59. Siché p(er) questa non ò da dirne nulla. Ò poi la tua de· 17, tenuta
a dì 19; che alla p(ar)te di 33, chome à' 'nteso per altra, s'à ' aspettare tenpo; e p(er) questo non ci è
risposta. Ma i' son d'animo, che s'io i vedessi, da potere andare altrove p(er) le parti che noi vorremo,
che 60 si lascierebbe istare; e 59 vuole espacciare la prima, e poi ragionerà della seconda: che
l'ò veduta, e piaciemi; e' non pare però tanto senpricie, chome m'era detto che ora fusse fatto; che
è buona charne, e asai savore. Quando altro sentirò, ne sarai avisato.
Fusti avisato della nuova Signoria: abiàno el Gonfaloniere un Buonomo e buono; e per ancora atendono
a pratichare. Ma i' non sento che si facia; siché non si sa ancora che chamino si piglerà. Èmi detto
che non è di 54 nè di 58; ma e', s'è Buono buono, Idio gli dia alla fine paradiso. Nicholò uscì di su; e lla
nontte fu fatto fuochi en piazza; ch'egl'uscì la mattina, e vidono che s'era arso alcuno fastello di scope,
p(er) fargli lume . E si dicie che fu posto cierte scritte su per la piaza, che dicievano: «E gl'è usciti 9 pazzi».
Questo s'è detto non so a che fine. È suto gran manchame(n)to. Non è da entrare in altro dire,
perché non tocca a noi. Idio metta pacie negl'animi di tutti; che mi pare che andrà p(er) la lunga,
p(er) non esere questo come fu 18 nel prencipio. El malore à ' covare. 58 va alla 'n su quant' e'
può: credo l'opposito degl'amici. Non è da fare risposta a tal parte. Quando sentirò cosa da scriverne,
lo farò; che si dubita che llo squitino non si seguirà.
Io dissi alla Gostanza di Pandolfo, del figluolo, quanto mi diciesti, che Pandolfo aveva ragionato
teco, che facieva pensiero di dare a· rRe uno de' figluoli; e che ora lei penssasi, se glele
voleva dare: e dandoglele, che volentieri ne pigleresti la chura di costà. Risposemi che Priore
gle l'aveva detto; e che l'asercizio del fanciullo sarebe d'andare a chavallo inanzi a· rRe,
e di correre chavagli: e che questo asercizio no· gli piacieva; che se ne intervenisi caso, che mai
sare' contenta. E ch'io ti scrivessi, che ttu avisassi che asercizio sarè messo, e che poi vi si penserà
su: che quello ch'ella manderebbe à anni 11: siché gli pare abia tenpo da pensarvi su.
A· figluolo di Brunetto desti ma[n]giare; e rivestitolo, e riscaldatolo, e datogli danari, lo rima(n)dasti
en qua. Faciesti delle 7 p(ar)ti le 3 dell'opera della misericordia, e faciesti molto bene
a non guardare a l'opere del padre fatte inverso di voi allo sgravo; che chi à seco la carità no(n)
può chapitare che bene, e Idio v'aiuterà e prospereravi di bene i(n) meglo. Così ve ne concieda
Idio la grazia, che voi possiate fare el simile a degl'altri che v'ànno fatto male; che daresti
loro aiuto, e voi salveresti l'anima; che renderesti bene p(er) male. E non è dubbio che i' ne piglo co(n)forto
assai, quando sento che del bene e delle prosperità che v'à conciesse Idio, che voi ne siate
conoscienti inverso di chi ve lo dà ; e sete molto obrigati a Dio; e spechiandovi negl'altri
vostri pari: chome istanno. Che 'll'esere privati della patria, sono disfatti dell'avere ;
e voi sete in termine, che pochi n'è fuori che sieno di riputazione e di roba più di voi. E anchora
en questa terra n'è sì pochi, che di roba estieno meglo di voi; ch'è una maravigla, che si dicie
p(er) chi à a maritare delle fanciulle, e con gran dote, che non ci è 20 giovani, di p(er)sone da bene,
che ttochi per uno, i· suo p(ar)te, più che mille cinqueciento f(iorini). Siché vedi come voi estate!
Ringraziate Idio, che avete altra riputazione, e dell'avere, più che questi che sono i(n) chasa overo nella
patria loro. Idio ci à dato questo iscontento della patria; ma e' v'à dato tante dell'altre chose, che avete
da stare chontenti; e tanto più, quando fussi aconpagniati di buona conpagnia. Che Idio ve l'apparechi,
quella che sia il melglo; che si farà pure pensata, e none i(n) fretta.
Ensino di novenbre ti scrissi a tte e lLorenzo, che a dì 5 detto avevo auto f(iorini) 14 dal banco a lire 4 e s(oldi) 8 e da(nari) 4 p(er) fiorino;
che l(ire) 40 e s(oldi) 7 e d(anari) 4 ne pagai pel 47 chatasto; e i· rresto de' danari spesi p(er) Dio, come p(er) la mia dissi
a tte e a Lorenzo; e p(er) la tua de· 27 di detto me ne rispondi, e di' avergli aconci, e così Lorenzo. Sieti aviso.
E a dì 2 di questo ebi dal detto banco de' Dietisalvi e Charlo Guasconi f(iorini) 16; che lire 40 e s(oldi) 7 e da(nari) 4 ne pagai
p(er) 46 chatasto. P(er)ché non va a Monte, s'era lasciato adrieto, ensino che ora ne cominciavano a gravare;
e i· rresto de' danari ò a spendere in una bestia pel podere da Pazzolatico. Credetti avere e
danari da potere conperare la bestia; ed io ò a fornire di pali p(er) le viti, che sono p(er) terra; e così ò
a conperare del concime per riaverlo un poco: siché, non avendo danari, tolsi questi, che sono f(iorini) 16, a lire
4 e s(oldi) 8 e d(anari) 4 p(er) fiorino. Siché po[n]gli a llor conto. Lessi a Marco el chapitolo che mi scrivesti

del figluolo di Brunetto. Dissemi ch'io ti diciessi, che niuno de' figluoli di Brunetto à vinto p(ar)tito a questo isquittino,
e trovavansi a squittinare. Porteranno en pacie; che di quegli ch'erano maggiori maestri di loro
no· ll'àno vinta; che si dicie di 56 e tutti e sua, e così di 30, che se andranno seguitando le cose così, faranno me(n)
torti a chi poco può, che non facievano.
Di' a lLorenzo, ch'i' none scrivo a llui p(er) questo fante, che non ò da dirgli se nnone che Marco sta desto al fatto
tuo e suo; e bene che noi abiàno gran freddi, non s'è freddo a' fatti vostri; che s'aspetta che noi siàno chiamati: e
esendo, forse si farà qualche concrusione. Che a Dio piaccia che s'esca di tante pratiche. Nè altro p(er) questa
m'a(c)chade dire. Idio vi guardi di male lungo tenpo, chom'io disidero. P(er) la vostra

Allesandra, Firenze