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Le Lettere di Alessandra Macinghi Strozzi

Le Lettere di Alessandra Macinghi Strozzi

Lettera LXII

Al nome di Dio, a dì 19 di dicienbre 1465
A dì 7 fu l'utima mia; non ò poi vostra; e p(er) questa ò manco a dire; ma solo questa p(er) buon uso.
Sommi iscordata di dirvi per altra, chome Giovanni di ser Franciesco mi venne a vedere,
e dissemi buone novelle di voi; e molto se ne loda dell'onore che gl'avete fatto. Idio lodato! Fate
bene a fare onore a chi vi chapita a chasa: che lungo tenpo lo posiate fare chon salute dell'anima!
Avisoti, che de' fatti di 33 mi dicie 13 non se ne ragiona nè p(er) te nè p(er) Lo(renzo). Quando se ne ragionerà, ne
sarete avisati. Di 51 p(er) 45, nè per altri, s'è posto silenz[i]o per ora; che la grazia ch'ebe 18 el mese passato,
è rivolta i(n) disgrazia, e massimo i(n) 58; siché, sebene 18 fussi di buon animo a fare 51, no· si seguirebe
p(er) no· gli dare questa loda. E 57 s'è iscoperto nel parlare contro a 58. I' non so chome le cose s'ànno
a seguire; che ogn'uomo atende a squittinare. Idio vogla che la ben vada, e che la terra istia e(n)
pacie, overo gl'uomini: che insino non è pacie tra chi governa, non credo si ragioni di ristituire
nè voi nè altri. Bisongna o una gran guerra o una buona pacie; che Idio cie la concieda.
Ensino d'ottobre ci venne da Padova el figluolo della Chaterina mia sirochia, ch'era frate della
Badia di Firenze, e stava nell'ordine a Padova; e stetteci da 20 dì, che venne a vedere la madre; e
a dì 3 del passato si ritornava i· llà. Ma volle andare prima a rRoma a vedere messer Franciesco,
ch'è col Cardinale di Melano; e pare ch'egl'amalassi p(er) la via, di morbo; e n'andò a Roma, e
visse 17 dì, e morì; e messere Franciesco lo fé governare. La Chaterina à 'uto questa novella, che
mai fa altro che piagnere: e molto gl'è doluto questo figluolo. E ora di nuovo à, che i(n) quella casa
dove morì, e chi llo governò, n'è morti 8 di pesta; e aspetta ongni ora le novelle di messer F(ranciesco),
che vi stette anche lui a bocca. Siché vedi la povera donna come istà, e in quanto dolore ell'è: che
ora che aspettava la sentenzia in suo favore di riavere il benificio, e' porta pericolo della morte.
Ara' sentito della morte di Bernardetto, che morì a dì 15; e bene che fussi ne' termini che egl'era, pure a
mona Gostanza e a' figluoli pare avere fatto gran perdita. Ànnogli fatto un grande onore.
I' ò tolto u· llavoratore a Pazzolatico, che ora al febraio comincia a llavorare; e p(er)ché il podere è pure
in disordine e-l tenporale è forte, mi sono distesa a fargli aiuto d'una bestia, p(er)ché possa portare
del concime; che n'à bisongno el podere, che francherà la spesa. Se-l podere si fussi aiutato pel passato,
sarè d'altra rendita, e col suo medesimo si potrebe aiutare; ma n(n)o· si può per ora. S' i' potrò fare
sanza torre danari dal bancho p(er) questo, i' lo farò; s'io no· ne potrò trarre d'altrove, i' gli torrò dal
bancho: che v'ò a fare dell'altre ispese i(n) sul podere, che sono di nicistà, che peggio non può stare che
si stia. Piero vive anchora; e bisongna che se n'esca, e andrà acattando; pure i' non posso più ch'i' mi possa.
Arà pazienza: che Idio lo chiami a ssé, se-l meglo debb'essere.
Secondo mi disse Giovanni duo dì sono, non ci è più termine a pagare el 46 catasto, che per ensino
a dì 24 di questo; che p(er)ché va a perdere, s'è sostenuto di no· ne gravare 2 mesi; ora non si può
più i(n)dugiare: siché gli farò pagare chome gli altri.
Dissiti per altra, che tt'aviserei per ongni fante di quanto seguirebbe delle cose di qua. No· ll'ò fatto, p(er)ché
non ò sentito altro di nuovo, nè nulla di buono p(er) noi; siché sieti aviso. Nè altro p(er) questa m'achade dirvi,
se nno(n) ch'i' priego I(d)dio che vi guardi di male. P(er) la vostra Allesandra Strozi, in Firenze.

A questi dì ci fu novelle, ch'è morto a Brugia Pier Bini e uno de' Nasi.
Credo che queste galee di Fiandra sieno scomunichate, tante traverse
ànno da parechi a(n)ni i(n) qua.
Senti' a questi dì, che ' Ancona s'aspettava una galea o vero nave,
che mandava Ni(c)cholò Ardigelli, e che ssi maraviglavano che non era
giunta. Non ò sentito poi altro; e questi qua di chasa si guardano di dirmene. Quando ne domando, dicono
non ànno lettere da llui.