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Le Lettere di Alessandra Macinghi Strozzi

Le Lettere di Alessandra Macinghi Strozzi

Lettera LX

Al nome di Dio, a dì 15 di nove(n)bre 1465
A dì 2 e 9 vi scrissi l'utime mie. Ò di poi 4 vostre, de· 28 e 30 e 31. Farovi, p(er) questa, r(ispost)a.
I' ò inteso p(er) le vostre l'animo vostro esser diritto a tramendue a fare il passo che vi s'è tocco più volte, e quello
ch'io ò disiderato più tenpo fa; che estando fermi i(n) tal proposito, e avendo efetto a' mie dì, credo che di
tal cosa sarebe consolazione a voi, e a me grande conforto; che avendo 2 figluoli, e sendovi afaticati
tanto tenpo, e no· vedendo altri di voi, mi davate alle volte che pensare: «Per chi s'afaticano chostoro? Se già
stanno a questo modo, endureranno l'animo, e fermerannosi così; e me terranno in queste pratiche
tanto, che io mancherò!». Ed ò auto molta battagla nella mente, e da duo mesi i(n) qua mi recavo, che
pe' mia peccati che Idio non volessi ch'i' avessi questa consolazione. Sommi rimessa nelle man sue, e pregatolo,
e fatto pregare al continovo – e così si fa –, che disponga la mente mia e lle vostre a piglare quello
p(ar)tito che debba essere el meglo p(er) l'anima e pel corpo. Ora avendo le vost[r]e lettere, e i(n)tendendo
la diliberazione fatta tra voi, credo cierto che gl'è volontà di Dio che abiate preso tale partito:
e per ensino a qui i' n'ò preso piaciere di queste vostre lettere; con isperanza che tu, Filippo, non ci farai più dificultà,
e non ci pagerai più d'inchiostro. E, come per altra i' scrissi a lLorenzo, siamo tanto i(n)formati
di vostra volontà, e siamo p(er)sone che amiamo l'onore e ll'utile vostro, chome voi medesimi;
e più diligienza ci mettiano che non faresti voi, esendo alla presenza: siché state di buona
vogla, e llasciate fare a noi; che sopratutto voglàno le parti più volte ragionate, e sopratutto
belle. Ancora mi va p(er) l'animo quella di F(ranciesco) p(er) te, Filippo; e p(er) L(orenzo), quella degl'Adimari, ch'è di meno tenpo.
Potendo averle, sono delle più belle che ci sieno, e amendue buone p(ar)ti i· lloro; ma esendosi ame(n)due
ragionato p(er) F(ilippo), non so se si mutasino a volerla dare a te, L(orenzo). Tutto si tasterà; e quando
non si potessi avere, si ciercherà d'altro; e di cosa che noi crederreno faccia p(er) te, e di quella de' Borghini,
tutte ci rechereno i(n)nanzi. La sirochia di quella degl'Adimari, no(n) si dicie p(er) noi nulla p(er)ché vi sia ma(n)chamento;
è di tenpo d'anni 16; ma di primo avemo la minore p(er) più bella, e quivi ponemo l'animo: che, potendo,
ve le vorremo dare belle. Parmi che ancora tu sia, di questa diliberazione fatta, del tor donna,
tu ssia molto i(n)paurito, e vego che dimostri avere poco annimo; che di', che poi che-l diliberasti, t'è
entrato nell'animo 100 pensi[e]ri . I' priego Idio che v'aiuti di tanta paura, quanto avete;
che se ttutti gli altri huomi[ni] avessino auto la paura del tor don(n)a chome voi, sarè di già ispento
el mondo. E però è da darvi espaccio, aciò che vegiate che il fistolo non è nero chome si dipingne, e trarvi
di questa paura. Tu di', se mi paressi che ttu indugiassi ancora j° o 2 anni a torla. Dicoti, a mio parere,
di no: e se Marcho arà il mandato da voi di poter fare, e non ci nasca altro di nuovo, te n'avedrai.
E delle ispese, tu farai quello che il tenpo richiederà, e così F(ilippo); e de· sodamento delle dote, e tutto,
si seguirà quello ci parrà il meglo.
Non vi maraviglate se Marco non ritocca F(rancies)co: l'una, p(er)ché da voi non à libera commessione;
l'altra p(er)ché messere A(n)tonio Ridolfi non è tornato da Pisa. Dè tornare ora i(n) questi dì. E l'altra chagione
si è, che tutti gl'uomini sono i(n) pensiero di quello che ss'à a fare i(n) Palagio nel dirizare lo stato,
e 'n che modo s'à a vivere; e tutto dì si pratica, e stanno in aspetto quegli che furono tratti delle borse nel
58, d'essere rimessi nele borse: e 13 se n'afatica molto; e così fanno degl'altri assai, che si metta il
p(ar)tito. E questo è il magiore pensiero ch'egli abia. Diciesi che riuscirà; e di poi si dicie che, fatto questo, si ragionerà
di ristituire gl'inocienti confinati; che ci è pure di questi popolani che dicono, che s'à a fare. E
domenicha, cioè a dì 10, p(ar)tendosi Giovanni di qui, e andando alle Selve, s'acozzò p(er) la via co· lLuigi Pitti;
e vennono a ragionamenti de' fatti vostri, e che disse averne ragionato col Gonfaloniere della ristituzione
vostra, e che il Gonfaloniere rispose, gl'era buono a fare i(n) gienero p(er) tutti gl'inocienti. Parvemi
una buona novella, se così disse. E così sento che Franciesco di Nerone ne toccò i· gienero la prima volta
che Nic(h)olò fé Richiesti. Siché, esendo così, sarè forse buono che ttu, Fi(lippo), ti ricordassi p(er) lettera agl'amici
tua; e scrivendo mandare le lettere a Marco, se gli pare da darle o no: che iscade alle volte delle
chose, che non vi se ne può dare così aviso presto. Siché le cagioni dette fanno tenere adrieto e ragionamenti
della donna. 13 ti doverrebe avisare d'ongni cosa che segue, che è 14 dì no· llo vidi; che il mio
male m'à tenuto en chasa parechi dì. Pure ier mattina mi sforzai d'andare alle Murate, e parlai
cho· Madonna, p(er)ché è molto di Nicolò, e pòrtagli gra[n]de divozione; il p(er)ché i' la pregai che gli dovesse iscrivere
una lettera piena d'amore e di carità, e ch'ella gli ricordassi la buona fama gl'aquistava
dal popolo p(er) l'opere buone facieva; e che si teneva che farebe dell'altre; e ricordassigli e poveri inocienti,
e massimo voi, che sete sua nipoti. Ella molto allegramente disse di farlo, e che farebbe agiugniere
molto più orazioni p(er) questo. E più mi disse, che v'era stato a llei a fare fare dell'orazione
dell'altre, che di questo avevano isperanza. Siché i' fo quello ch'io posso; così fate voi, e a Dio

vi rachomandate, che ci farà grazia: chosì n'ò isperanza, non pe' nostri meriti, ma p(er) sua misericordia.
E ci faccia questa grazia, se-l meglo debb'essere! Anchora, esendo alle Murate, vi chapitò quello garzonetto ch'è venuto
chon Pietro Pagolo di costà, ch'è fratello della donna. Ricordòmi Madonna, che Pietro Pagolo era chugino di vostro padre,
che no· ll'avevo alla mente. E quello fanciullo domandai se vi conoscieva: disse di sì. E quando sentì ch'i' ero vo[s]tra madre,
mi fecie gran festa, e disse: «E dicono che voi ne venite a Napoli»; risposi, ch'io avevo quel pensiero. Ragionamo Madonna
ed io, chome tu di' ch'egl'à s(oldi) 25 p(er) l(ira); à di dota e· sul Monte f(iorini) 500; e ànnoglene fatto e(n) sul Monte di nuovo,
i(n)nanzi si scoprisi el parentado, f(iorini) 200; che gl'à ' avere, s'ella vive, di qui a parechi anni; ed à le donora, che no(n)
credo sieno molte, p(er)ché non v'è il modo. À la bocie costà di f(iorini) 1000, ma i' no· llo credo che sieno tanti; en ogni modo,
egl'à fatto bene. Per ancora no· m'è venuto a vedere; che ll'ò per escusato. Non credo, secondo le sirochie,
sia bella: sono altrimenti fatte quelle abiàno p(er) le mani p(er) te. Che se riescie, ti parrà esere ben servito.
Dell'Alesandra di Lorenzo ara' sentito la morte sua. La Marietta è con Giovanfra[n]ciesco: di qua non ne sento
dire altro. A Nicholò Strozi scriverrai del fatto vostro, che fara' bene.
Del fatto del Consolo, avesti di poi lettere dalla Singnoria che llo faciessi a vostro modo: che sarete raumiliati.
Fummo presti allo scrivere, p(er)ché sentendo dire alchuna chosa chontro a di voi, n'abiamo dispiaciere; e no(n)
vorreno sentire altro che bene. E alle volte pure iscade delle cose, e siamo sì di lungi l'uno dall'altro,
che non si può dare l'aviso sì presto, che delle prime l'uomo non abia dispiaciere. Arete l'onor vostro, e p(er) l'avenire
farete a vostro modo di questo consolatico. Altro sopra di ciò non acade dirne.
De' tre dispiacieri di Marco, uno solo glene resta, che è la morte di Pandolfo: li altri 2 sono rivolti
pel contradio, che n'à auto di poi piaciere. Ed è vero, p(er) questi mezi si conoscie Idio. Guardici d'ingratitudine!
Dello stangno, ò saputo da Lodovico, dicie è ben tre mesi lo vendé a uno linaiuolo; e il detto linaiuolo l'à
tutto ispacciato, ma e' dicie che ispesso glene viene alle mani, de' cittadini che ne vendono; e chapitandoglene
del bello, che me lo farà vedere; siché aspetterò. Se a Dio piaciési che voi tornassi, i' ò 10 scodelle e 10
scodellini e 2 piattegli da 'nsalata, e j° magiore; che sono begli, che furono di quegli mi diè Anto(nio) Strozi: che i· resto
mi fu tolto, e chandellieri, e sa(n)telene, quando ero en chasa Franciesco; e, se te ne ricorda, sai che dubitammo
di Marco Rota; e Franciesco p(er)dè le berrette. E quando si fecie la giostra, Matteo – Idio gl'abia p(er)donato – andando
in chasa Marco, riconobe e chandellieri, e vide le santelene. Siché cierto egl'ebe lo stangno. Se(n)to
ch'egl'è morto. Avendo da ritrarvi di questo, lo fate; che llo trarrete di peccato. Sicché, come dico,
ò quello stangno, ch'è bello; ed ò dell'altro, che è asai orrevole; e parechi piattelletti e de' piategli grandi; e
sono begli, esendo qui. Siché i' starò a vedere un poco chome le cose passano. Maisì, che abattendomi
a dodici piattelletti belgli, gli torrò; che non ò che 6. Atendiano pure a rraccomandarci a Dio; e disponetevi
di fare qualche bene a onore suo e della sua benedetta madre Vergine Maria e dell'Ag(n)iolo
Raffaello, che come guardò Tubbiuzo da pericolo e da i(n)ganni, e poi lo rimenò al padre e alla madre, che
chosì rimeni voi a vostra madre, che con tanto disiderio v'aspetta. I' ò speranza che, raccomandandovi
di buono animo e chon fede, che noi areno questa grazia. E di così lo priego p(er) sua misericordia. Nè altro
p(er) questa. Che Idio di male vi guardi. P(er) la vostra Allesandra Strozi, in Firenze.

Sono a dì 16, e altro non ci è p(er) me da dirvi.