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Le Lettere di Alessandra Macinghi Strozzi

Le Lettere di Alessandra Macinghi Strozzi

Lettera LIX

Al nome di Dio, a dì 2 di novenbre 1465
A dì 26 passato fu l'utima mia: non ò poi tua. Ò p(er) questa manco a dire: e solo p(er)ché, come sentirai
da Marcho, la nuova Singnoria è, come abiàno Gonfaloniere di giustizia Nicholò Soderini; che a Dio
piaccia che faccia buono uficio, e che sia la salute della terra. E, come per altra ti dissi, nulla se(n)to
ragionare di 50 nè di 51; e ora p(er) 2 mesi non è da sperare; che sai 18 non è dell'animo che bisongnerebbe
a 45, ed è contradio a 47 grandemente: siché non è, a mie parere, da pensarvi per ora.
E nondimanco, se si sentirà nulla di tal cosa, non si lascierà arricordare agl'amici el bisongno.
Sarai avisato da Marcho chome Franciesco gl'à ritocco di 33, e sollecita; e à domandato s'egl'à
la prochura di potere dare efetto alla cosa, sendo d'acordo, chome sentirai da llui. Parmi vedere
che n'à vogla di fare questo passo: e per ancora non ò sentito che sieno Marco e llui venuto a
partichularità del danaio, o d'altro; che è duo dì non ò veduto 13. A me, come per altra t'ò detto,
e pel tenpo e p(er) le informazioni, mi pareva conveniente merchatantia: e in questi medesimi
dì messere Dieciaiuti à p(ar)lato a 13 di quanto ti dissi p(er) l'utima, e àgli porto che chi l'à a fare gli piacie
45; sicché 13 è tutto rallegrato, che dicie una di queste no· glene mancha. La giovane à 'nni
14 e mezo, sechondo m'è detto; e l'altra di F(ranciesco), più di 18. Credo che da Marco sarai avisato a punto di tutto;
che à parlato con chi bisongnia. E, nel nome di Dio, usciàno di pratica a' nostri dì! E avisa dove l'animo
ti va più; che Idio t'alumini del meglo: e pensa ch'i' sono ve(c)chia, e poco sana.
Diciestimi p(er) la tua de· 28 di settenbre, che t'era chapitato chostì una ischiava, ch'era qui di Lionardo
Vernacci, e che l'aresti tolta, se nno(n) per rispetto della vechia che ttu ài en chasa. A che tti dico, che
non è pel fatto tuo, a mie parere; che ll'à tenuta la donna di Lionardo 4 o vero 5 anni; e p(er)ché
non aparava, ed era di mal sangue, e· modo che dubitavano non faciessi qualche male a sé o ad
altri, chavoronsela di casa: ed era disonesta! Venderolla ' Antonio Della Luna; e poco vi stette,
che no· lla vollono, e rimandorolla: sicché l'ànno mandata di costà. La donna di Lionardo la teneva
p(er) chucire, e non à 'vuto el ciervello acciò: che s'ella fussi buona serva, l'arè tenuta p(er) sé. Di' che
n'ài una i(n) chasa, che fu di Filippo degl'Albizi. Cotesta era tenuta d'assai e sacciente messo: ma e'
la venderono p(er)ché el vino gli cominciava a far noia, e facievala istare molto allegra; e poi
non era onesta, e avendo le mogle loro fanciulle, no· lla vollono en chasa; lodavalla di lealtà
e di sa(per) fare. Ora fa che tti pare: i' t'ò detto quello ch'i' so. No· me ne sono ricordata di dirtelo
per altra mia; ma scrivendoti ora di 33, me ne ricordo, venendomi alla mente el bisongno.
32 e 56 vanno pure pigiorando, e· modo che si stima che-l male gli nocierà: che di nuovo el parente
di Lionardo Ginori, che altre volte disse a 56 quello ch'egl'era, e di poi rafreddò, ora di nuovo, p(er)ché
ànno fatto il parentado ti scrissi p(er) l'utima, gli dà chaldo che possa me' chantare. E non domandare
chome espranga bene contro a 56. Diciesi ch'egl'è invilito: aspettasi che 18, che gl'è nimico, quello
che farà. Che Idio die loro a piglare el meglo.
E s'à a pagare per ensino a dì 6 di questo e· 47 chatasto, che s'è sostenuto il dì per ensino ad ora; che è
parechi mesi lo pagò chi à Monte; e chosì p(er) tutto dicienbre se n'à a pagare el 46, che va a p(er)dere.
E credo che da questi i· llà, si pagerà di quegl'Otto che son posti p(er) tre anni. A Dio piaccia por fine a tatto pagare!
Diciesi che Nicolò ne leverà qualchuno di questi chatasti; siché per ora piglerò dal banco e danari
p(er) questo chatasto, che sono f(iorini) 9 e 10 d(anari) a oro. E più piglerò f(iorini) 5, p(er) fare dire uficio e llimosine
p(er) l'anima del vostro padre e del mio figluolo, e ancora p(er) mio padre e madre, e degli alti nostri
passati, che da un pezzo in qua non fo, come solevo, in questo dì de' Morti. Avisandoti, ch'i' ò ricolto
staia 27 e mezo di grano e barili 9 di vino a Pazzolatico, tra bianco e vermiglo, e nove a Quarachi:
en tutto ò barili 18. E se non fussi la charestia del pat..., el vino varrebe j° f(iorino) la(rgo) el barile; ma vale 3
lire e soldi. Abiàno un magro anno pe' pover'uomini: e con questo cie ne muore di pesta. È morto
parechi a questi dì. Un fig[l]uolo di Meo Pecori, d'an(n)i 28, i(n) duo dì; e uno a Saracino Pucci, di 14. En chasa Rinieri da rRichasoli,
dopo la madre, la schiava e una figluola loro no· lligittima. Ancora cie n'è en due chase
qui apresso; che pochi n'è rimasi. Siché ella comincia, e siàno nel verno. Idio ci aiuti.
Ben ti so dire che la mogle di Pandolfo è mezza disperata, e non si può per verun modo acordarsi;
e se nulla gli manchava, tornò Priore e gli altri, e dissono come e' morì mal volentiri: che à fatto
doppie pazzie. È da 'ncresciere di lei. Idio, che può, la conforti; ch'era in tanta allegreza quando
ebe i· figluolo maschio, e tosto gli tornò in amaritudine. Niuna isperanza si può porre in questo
mondo, che no(n) venga meno. In Dio solo debb'esere; e cie lo dimostra p(er) molte vie. Sicché pensiano al fine,
che Idio cie lo dia a far buono. Nè altro p(er) questa. Idio di male vi guardi.

Di' a lLorenzo ch'i' ò una sua de· 17 passato; e p(er)ché i' stetti all'uficio tardi, non ò tenpo di fare risposta. Farolla,
se piacierà a Dio, pel primo. Altro. P(er) la tua

Allesandra Strozi, Firenze