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Le Lettere di Alessandra Macinghi Strozzi

Le Lettere di Alessandra Macinghi Strozzi

Lettera LI

Al nome di Dio, a dì 9 d'agosto 1465
A dì 3 fu l'utima mia. Ò di poi la vostra de· 28 passato, che n'ò auto piaciere. Idio lodato. R(ispost)a.
Tu mi di' p(er) questa tua, che i' non dubiti che la lungeza della vostra propietà ti dispiacie, e
che tti dibatti al piglar partito del fatto della donna: pure ciaschuno ti consiglerebe di stare
anchora un poco alla vista, non ci sendo chosa alle mani; e ch'io te ne dicha mio parere. A che ti
dicho, che son cierta che tu à' dispiaciere che la cosa vada tanto p(er) la lunga, che dà noia a molte cose;
e della donna, se altri ti chonforterebe a stare alla vista anchora un poco, i' no· so che mi ti dire;
che intendo poco, e so meno; e credo che ttu e gl'altri entendino di questo e d'ogni altra cosa più di
me. La donna è trovata, chome per altra ti s'è detto, piaciendo a tte: siché pigla il partito tu,
di quello che ttu credi sia el meglo; che Idio te lo dimostri.
Dell'eservi chonpartiti, tu a governo del bancho, e lLorenzo al fondacho, ò chonsolazione. Che Idio
ve ne concieda buon guadagno, e mantengavi lungo tenpo en buona pacie e amore insieme,
chom'io disidero! Che me ne gode l'animo quando vego vostre lettere, e chonsidero che voi
v'amate, e sete uniti ensieme. Mai leggo le vostre, che di tenereza possa tenere le lagrime:
che tante benedizione vi dia Idio, quante i' n'ò gittate p(er) voi!
Avesti li sciugatoi: faretene masserizia; e chosì vi serberò io e· rresto; e chosì l'altre chose fatte
p(er) voi . Ristorerete Batista in altro; farete bene, che v'è fedele, che vi rispiarmò parechi
lire di vettura delle melarancie. A Iachopo d'Ariano ò ramentato più tenpo fa el chalamaio,
ch'io gli diè che ti rechassi: àmi detto che non è p(er)duto. Ora i' non so se mai tu l'avesti;
e no· ll'avendo tu auto, ed e' ci torni, mi farò donare la vettura d'una chatasta di lengne
pel verno, s'i' potrò averlo da llui, per ristoro di detto chalamaio; che per un f(iorino) no· ll'are' dato.
Delle melarancie vi si disse per altra quello se n'era fatto. Diciesi che costà viene Lorenzo
di Piero: fategli vezzi.
Del chonpromesso, a Marcho non pare che inporti nulla el soprastare: lasciatene il pensiero
a noi; e non vi pensate, che noi di qua ci pensiano; che è nell'albìtro mio, che quando chaso venisse
i· lloro, che bene e' no· llo volessino fare, i' ò l'alturità i(n) me di potere rimutare el testamento.
E p(er) questo dicie Marcho che none inporta, ensino si ve(g)ga chom' e fatti vostri vanno:
che a Dio piaccia vadino bene. Atendete pure a star sani.
Se queste galee che vanno i· lLevante tocchano chostì, sarete vicitati da parenti e amici
assai, che vi son su. Se vi fia Lionardo Davizi, che è figluolo d'un chugino di vostro padre, benché
lui e voi forse no·-l sapete; ma estimolo chome parente del mio Tomaso: siché p(er) suo amore fategli
buona chonpagnia, che qua istà i(n) chasa Tomaso. Nè altro p(er) questa. Idio di male vi guardi.
P(er) la vostra Allesandra Strozi, i(n) Firenze. A voi mi racchomando.

Bettino, venuto estamani, si doveva p(ar)tire per andare a Giova(n)franciesco.
Fia in questa j° lettera che mi recò uno, che dicie è fratello di
Domenicho, che dicie istà in chasa teco.