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Le Lettere di Alessandra Macinghi Strozzi

Le Lettere di Alessandra Macinghi Strozzi

Lettera XLIX

Al nome di Dio, a dì 5 di luglo 1465
A dì 15 del passato fu l'utima mia. Ò di poi 2 vostre de· 16 e 22 detto. R(ispost)a p(er) questa.
La lettera mia chol suggielo de' Ginori fu mio difetto; che suggiellai en fretta, e manda'la a tTomaso
sanza farvi el sengno: piaciemi che peraltro la trovassi bene.
De' fatti vostri chol'amicho, non so chome si seguiranno; che se fussi chome sono gl'uomini buoni e
interi, che tengono le parole loro in piè, n'arei qualche isperanza delle sue promesse; ma
diciendo sì e no d'una medesima cosa, i' non ci ò fede. E poi dicie, non è tenpo. Quanto più va i· llà, ta(n)to
piggior tenpo credo sarà. E peggio saranno d'acordo, se Idio non provede, che può. Racchomandianci
a llui, che provega al nostro bisongno dell'anima e del corpo. Son cierta che dal chanto tuo farai
el possibile llo, che non può che giovare. P(er) la lettera de
Lorenzo, de· 22, dicie che mandate p(er) Batista da San Chasciano 450 melarancie; che si mandino p(er)
vostra p(ar)te a Piero; che ne serbi solo p(er) me parechi, e mandine a llui el più che si può. Chosì farò, quando
l'areno av(u)te. E ci è lettere da Bettino p(er) questo fante, e non ne dicie nulla delle melarancie:
che a Giovanni scrivete che ll'avete diritte a rRoma a Bettino, e a llui le mandi qua; siché no· ne
dicie nulla. Aspetterono; e chome seguirà sarete avisati.
Dissiti per altra dello isgravo si facieva. Missolo a partito cholla medesima petizione di fare
gl'Otto a mano; e missesi asa' volte, e mai si vinse: siché ci stiàno pure col chatasto all'usato.
Avesti Lionardo, che senti' n'era venuto chon Tommaso: e piaciemi sieno condotti a salvamento.
Saluta Tommaso da mie p(ar)te. Nichollò sento è a Viterbo. Non ài risposto a lui come fé a noi di Matteo.
Della donna, l'ò detto cho· Marcho: dicie si stia a vedere un poco; che sa forse l'annimo tuo. Sia alla
buonora: quanto più s'indugia, più tenpo si p(er)de!
De' f(iorini) 13 e s(oldi) à' fatto buoni a Diettisalvi p(er) me, furono pel 43 e 44 chatasto: chosì dicie la fede ò dalle Prestanze;
e non ò di poi domandato p(er)ché: sechondo me, è un chatasto e mezzo.
E collaretti, di' che i' gli faccia fini, e di tela di sciugatoi. A me non pare che sieno buoni di tela di sciugatoi,
che non servirebono bene; ed ò ciercho di panno lino fine, e per anchora non mi sono abattuta a
cosa che mi piaccia: chome m'abatterò gli farò. Gli sciugatoi mandatovi, gl'arete di poi avuti.
Sete avisati della venuta qui della Duchessa e di don Federigo, e dello onore s'è fatto loro. Grande
ispesa s'è fatta; ma cholla medesima si poteva fare loro maggiore onore. Lasciànci governare!
Iachopo di messere Angnolo mi venne a vedere, e molto disse de' fatti tua maravigle, e che tt'è
tanto obrigato. Dimostra che tra voi è una grande benivolenza: volle ch'io gli promettessi di rachomandartelo.
Chosì fo. Ringrazialo della vicitazione che mi fecie.
Ieri entrò en Firenze messer Dietisalvi chon bello onore, secondo si dicie, più che chavaliere
che ci sia entrato; che si dimostra ch'egl'è stimato assai. La Marietta non è venuta, e nulla ne sento
ora ragionare di lei.
I' ò bisongno, chome i' dissi a tTomaso, di danari p(er) pagare u· po' di grano e di vino tolssi da Marcho, e anchora
per altre ispese; che mi sono mantellata insino a qui: ora m'è di bisongno piglare parechi
fiorini dal bancho; farollo fra pochi dì, e ve ne darò aviso. Quest'anno credo non arò a conperar
vino, se altra disgrazia non viene. Pure n'è molto poco p(er) tutto; e del grano anchora è pochi
ganbi, ma è molto granato, ed à buon peso, miglore che ll'avessi parechi anni fa. Non so anchora chome
n'arò a Pazzolaticho, che non v'ò lavoratore fermo, e Dio sa chome gl'è ridotto: anchora vive Piero
e mona Cilia, tramendua i(n)fermi. Ò allogato il podere p(er) quest'altro anno, e me lo chonviene
mettere in ordine; e que' due ve(c)chi, se non muoiono, ànno andare achattare. Idio provegga.
Ara' sentito dell'achordo fatto Giovanfranciesco, e chome misse la pitizione di volere eser sodo che,
oservando l'acordo, che mai p(er) nessun tenpo gli potessino adomandare nulla di questo debito. E si vinse,
e-l Chomune soda. E lLodovicho e frategli ànno anchora loro vinto la pitizione di poter vendere delle
loro pocisioni; e p(er)ché non avevano chi sodassi p(er) loro dette pocisioni, el Chomune soda p(er) loro. P(ar)mi abbino
avuto bella grazia. À Batista auto a questi dì i fanciulla femmina, e ànno, secondo sento, fatto
magnificienze: che pure si mantengono all'usato. E Vanni va podestà inn una piccola chosa;

pure si civanzerà le spese. Tommaso Davizi a questi dì mi venne a vedere, che se ne va in villa.
Dissemi, e rechomi alle mani una fanciulla de' Barbadori, che dicie è bella e bennata; ma e' non à
fatto un bel parentado d' un'altra, che v'è maritata. Pure terrèno le mani in parechi, che al tenpo
si piglerà il meglo; che Idio cie lo dimostri: nè altro p(er) questa. Idio di male vi guardi. P(er) la vostra

Allesandra Strozi, i(n) Firenze