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Le Lettere di Alessandra Macinghi Strozzi

Le Lettere di Alessandra Macinghi Strozzi

Lettera XLVII

Al nome di Dio, a dì 26 di maggio 1465
A dì 18 fu l'utima mia. Ò di poi 2 tue de· 9 e 13. R(ispost)a al bisongno.
Io veggo chol mezo del lino l'amicizia s'è presa chol fratello di trentadue; che mi pare che
il detto lino nasciessi en buon terreno, che per ensino a qui le lettere iscritte p(er) detto lino ne
seguirà forse degl'efetti disidero. E parmi buon segno averti commeso chosa di tuo onore;
che assai piaciere n'ò preso, e di tutto ringrazio Idio. Vego vorrà pure, come ti scrise la donna,
ritenere p(ar)tichulare amicizia techo: e se per efetto lo dimostra, mi pare sia buon sengno.
Pure à del fulignato, secondo ò sentito p(er) chi à 'uto bisongno di lui; e che lle sue parole no(n)
tiene i(n) piè: che credo chol tenpo ne p(er)derà assai di riputazione. E può esere ch'egli è ben disposto enverso
di voi; ma insino non ne veggo pruova, ne sto in dubbio: p(er)ché sono oggi gl'uomini
molto voltanti. Pure fo chome lo 'nfermo, che pe' conforti del medico, quando dicie: «Tu non ài
a perire di questo male, ma fra pochi dì sarai sano», e llo 'nfermo, benché si senta pur male,
le dette parole lo chonfortano e dannogli speranza di guarire. E quando riescie, e quando no(n).
Così n'ò preso conforto; che mi pare tu cci abia buona
speranza che lle chose passeranno bene. E rrafermoti che ora è il tenpo; però che qua
sento che lle chose si vanno entraversando l'uno choll'altro, che non è da indugiare: e ne
vedesti la sperienza ne' fatti di Lorenzo; e ora in questi 2 chatasti, che si dicieva gli ponevano p(er) fare
l'onoranze a questi Si(n)gnori che s'aspettano ora p(er) San Giovanni: e nove dì feciono Consiglo
del Ciento; che vi fu di dì che 40 volte la missono a p(ar)tito, e non si vincieva: pure poi si vinse.
E chosì s'è fatto nel Consiglo del Popolo, che parechi dì s'è fatto; e anchora non sento sia vinto.
Àssi a vinciere: ma pure dimostrano che non sono dell'animo solevano. E sento che-l
fratello di 32 à fatto pazzie, e 54 chonforta si tenga la cosa: non p(er)ché e' non vogla che lla
si vincha, ma p(er)ché f. di 32 no· lle tiri chosì a suo posta. E ciascuno si tira drieto gl'amici sua.
Sicché vedi chome le cose s'adirizzano, e p(er)tanto è il tenpo al fatto tuo: e lla conmodità
ne viene di chi t'à ' dare aiuto e favore. Veggo tu t'aiuti da ongni parte; ed io t'aiuterò
col fare dire dell'orazioni e fare pregare Idio che prove(g)ga a questo vostro bisongno.
E, chome mi di', terrò in me tutto, che con p(er)sona non ne p(ar)lerò. Arò charo sentire quando
à' nulla di buono, acciò che consolazione ne pigli chon voi. Che Idio ci concieda questa grazia, che
noi disideriano, se debb'essere il meglo.
Pandolfo veggo che tti pare afezionato al fatto tuo, e servirèti volentieri pure che potessi:
e llui non servirebe p(er)sone i(n)grate. Sento rimane chostì e, p(er) meser Luigi a rRoma, che
vi si potrebbe tirare le chalze, che pure ve ne muore di pesta. El nostro Nicholò, sento da uno ch'è
tornato di là, che no· si p(ar)te anchora, e che v'è Lionardo; e stimo che se si p(ar)tirà, ne verrà a stare con voi; e se
vi viene, non si p(ar)te a fretta di chostà, che credo volentieri starebbe presso a voi, p(er) suo utile.
Di' che Gino ti voleva dare uno de' sua figluoli: avetene tanti p(er) chasa, che dè parere la schuola;
e aresti bisongno d'un maestro p(er) loro: verranne To(m)maso, che sono a punto dal fatto suo. E
non mi maraviglo te ne sia proferti assai, che cie n'è gran quantità, e qua ne son piene
le bottege. Fa' bene a rri[n]graziare Idio, che v'à choncieduto grazia, che chi non v'arè salutato,
ora vi darebbe le cose sue p(er)ché vi servisino. Non è questo pe' vostri manchamenti; ma
p(er) la grazia, che v'à data Iddio, delle virtù che v'à conciesse. Priegoti che ne sia conosciente, che
Idio ti prosperrà di bene in meglo.
Di Nicholò Ardingelli non è da rragionare, ch'è tirato i· lLevante, e lla mogle è rimasa
qua, molto bella. Se à aparato de' colpi di 53, gl'interverrà chome lui, che è tenuto
un tristo: ma rimarrebegli della roba, che si dicie n'à tanta, che potrè fare il dovere;
ma llo vole p(er) sé. E voi fate bene a non adoperare nè usare di quegli di 52, che sono alchuni
più tosto di charico che d'onore.
Sento che Piero di Chosimo à donato a· rRe la galea che avea di costà, e a tte n'à dato charico la presenti
alla sua maiestà: e mi pare pur buon sengno, che P(iero) pi(l)gli tale sichurtà in te. Iddio lo dispo(n)ga

a farti degl'onori disideriamo. Siàno a dì 29. Èssi pure vinto e dua chatasti; ma e' s'è penato dì 8. La brigata, gli
pare superchie spese. Èssi chominciato a bucinare che lla gravezza si rachoncierà; che ssi farà p(er) me.
Ò sopratenuta questa p(er) darla a To(m)maso, che domani dicie p(ar)tirsi di qua. Idio l'aconpangni.
Promissi a lLorenzo di fare a tte e a llui parechi chollaretti di pannolino pel farsetto: i' no· gl'ò fatti,
p(er)ché non ò anchora trovato pannolino sottile a mie modo; che quello ch'i' vi fo le chamicie, e'
mi pare troppo grosso. Quando m'abatterò al buono, ve ne farò parechi per uno, che aranno altra
fazione che quegli avete. Avisate se volete più isciugatoi, o grandi o piccoli. A tTomaso ò dato
2 sciugatoi p(er) Giovachino, che me gli diè la sua monacha di Santa Marta; sicché diglele. Nè altro
p(er) questa. Idio di male vi guardi. P(er) la tua Allesandra Strozi, i(n) Firenze. A voi mi rachomando.

Per aspettare Tomaso ò sopratenuta questa ensino a questo dì primo
di giugno; e ora mi dicie avere tue lette(re) che non si parta. E benché i' abia
iscritto un poco ap(er)to, pure la manderò sotto quelle di Tomaso: avisa chome
la truovi. Tomaso mi diè el taffetà rimandasti; egl'è in modo, che no· ll'à rivoluto cholui da chi e' l'ebe,
ed à ragione: è tutto pieno di piege, e sì grinzoso, che non so se si potrà distendere. Proverrò s'i' lo potrò
rachonciare, che a quel modo è p(er)duto. Ò sentito da p(er)sona che bene ci vuole, che quella fanciulla
degl'Alberti è molto bella, che mi piacierebbe che fussino contenti di darciella! Engie(n)gnerommi
di vederla p(er) queste feste; e poi ne farò tastare da tTomaso Davizi, e intendere se-l padre
cie la volesse dare: che non si vuole endugiare a settenbre a intendere se cie la darebbe o nno;
che se non fussi chontento, ne leverei el pensiero, e andreno cierchando dell'altre. E in questo
mezo tu cie[r]cherai el fatto vostro: che Idio ci dia el suo aiuto a' nostri bisongni dell'anima e del corpo.
Ò una di Lorenzo de· 20 del passato, e no· gli fo altra risposta, se nnone ch'io aspetto che alla tornata
di Batista mi mandi le melarancie che dicie, se lle sono belle; che quelle parechi che recò, erano trista
cosa, e mezze fracide: che avendole di quella sorta, è p(er)duto la faticha e lla spesa. Questa mattina
ànno pagato e Dietisalvi p(er) me: è, pel 43 e 44 chatasto, l(ire) 60, s(oldi) 10, d(anari) 4. À(n)nosi a far loro buoni. Sieti aviso.