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Le Lettere di Alessandra Macinghi Strozzi

Le Lettere di Alessandra Macinghi Strozzi

Lettera XXXIX

Al nome di Dio, a dì 29 di dicienbre 1464
A dì 22 e p(er) le mani di Charlo ti scrissi, e di poi a dì 23 ti feci alquanti versi p(er) Franciesco di Giano vettur(ale);
e bench'ella venga ad agio arò charo ne faccia buon servigio. Ò di poi la tua del 11 di questo; poca
risposta achade, più p(er)ché abiate di noi novelle che per altro.
Ve(g)go Lorenzo era a Gaeta, doverrà di poi essere tornato, e avuto risposta da me della sua
de· 6 detto; che, chome per altra ti dissi, la sua a lLuigi non volli dare. Che, esendosi fatta la 'npresa
p(er) te, non ò parlato di poi ad altri: che, avendo a fare la 'npresa d'uno di voi, più tosto la vo' fare
p(er) te; e sommi fatta a maggior pe(s)sci che a lLuigi, che 'n ongni modo Luigi aveva a rrichiedere
quegli a chi si pa(r)lò. E scrivendo, chome per altra arai enteso, allora sarà buono scrivere
a lLuigi e agli altri amici. Che Idio lasci seguire il meglo. E chome tu di', non te ne seguirè
altro che grande onore e utile, di costà e di qua.
D'inbasciadori di qui p(er) chostà non s'è poi ragionato che quello ti si scrisse: attendono ad altro;
che ci è stato tanti falliti che ànno dato pure di gran pichiate a' cittadini, e massimo el
nostro Giovanfranciesco: che avendone auto io qualche miglaio, da voi en fuori, no· mi sarè
paruto potergli allogare più sichuri! E tu vedi chome l'à fatta! Sento Nicholò Strozi v'è
apicchato, e di te ò auto sospetto, e mi dicie Charlo di no, che non vi sè a nulla; che à' 'uto bella
grazia a mie parere, non esere apicchato a niuno di tanti quanti ène falliti. A Dio si'
ringraziato.
El Santuccio è, chome tu di', in viluppo, ed ò paura non vada i(n) quello Nicholò Baldovini, che ll'à
auta dal Papa: che quando Franciesco Strozi la tolse a messer Zacheria, la diè a un ser Adamo,
e questo non fecie gl'atti che bisongniava, p(er)ché Franciesco la volle lasciare al detto messer Zache[ria].
Siché, avendonelo prima privato, no· glele ridiè chome padrone, ma fecie un cierto patto co· llui; sicché
nè ll'uno nè ll'altro l'à co(n) debito titolo de' padroni. Sicché la chiesa viene p(er) questo ' essere istata sanza
padroni: che ànno tenpo mesi 4 dopo la vachazione del prete, ed egl'è più di 4 anni
che Franciesco fecie questo; e p(er)tanto dicono la chiesa è stata sanza padroni, ed è rrichaduta al Papa.
E questo de' Baldovini è secolare, e fa e fatti di molti religiosi, di piatire. E subito che morì messer
Zacheria, e sentì da messer Piero da Iesi, che fecie tutte le scritture di Franciesco con meser Zacheria
e ser Adamo, e dissegli non ci era padroni, e essofatto el detto Nicolò Baldovini la '(n)petrò dal Papa. E quando
venne per entrare i(n) tenuta, e' vi trovò e· Pandolfini: chostui non è ligittimo, ed è fratello
d'Apollonio, parente di Marcho. Lorenzo lo chonoscie, ch'era i(n) Mugiello: pare che sia una testa ferrata,
e non è stato en chasa del padre nè chol fratello già molt'anni, e non atende se nnon a piatire
p(er) preti e p(er) frati, ed à in Chorte grande amicizia. Siché i' non so chome s'à a chapitare la
povera chiesa; e Pandolfini la piatiscono chon meser Simone. Idio aiuti le cose sue che non
chapitino male. Sento 52 à fatto testamento e lascia al nipote tutto, e un tuo amico è asegutore
del testamento. Sieti aviso, se no· llo sapessi.
I' ò auto una tua de· 11, scritta a tTomasso; e p(er)ché el detto è venuto chostà, no· ll'ò rimandata endrieto,
che a boccha v'intenderete; tutte glele serberò alla tornata.
Del chonpromesso, non s'è fatto, che lla Lesandra non è venuta ancora a Firenze; e da altra p(ar)te
aspetterò se 45 venissi en qua, che tutto s'aconcierebe bene.
Da tTomaso senti' che Nicholò ti voleva dare Lionardo, che i(n)vero à bisongno di chi lo faccia destare; ma
a mie parere sta meglo chon Nicolò che con altri. E credo che lla stanza di qua gl'abia fatto danno
asai, che abia più tosto dimentichato che aparato, ecietto che a giuchare: questo à 'parato e dell'altre
vi[r]tù, chome da tTomaso ara' sentito.

Io ebi e 2 fardelli della seta mandata pel Mugniaino, o vero suo garzone vetturale; e Giova(n)ni
Ginori la sgabellò, e tutto chome da llui sarete avisati. E chosì si farà venendo i· nome di Tomaso,
venendone dell'altra. Nè altro p(er) questa. Idio ti guardi di male. P(er) la tua
Allesandra Strozi, Firenze.

Questo dì sono tratti e Singnori, e sone di p(ar)te:
Gonfaloniere, Tommaso della Rena; e Zanobi Bonvani,
e Charlo Gondi; Mariotto Ruciellai, è quello ch'ebe el podere da Cha(n)pi;
èn(n)e uno di Giachi, ène Franciesco di Mainardo Chavalchanti, nipote di Donato.
Non so gli altri, che stimo sieno giente che no· gli conosco.