Al nome di Dio, a dì 15 di settenbre 1464
A dì 2 fu l'utima mia, e aportatore ne fu Iachopo d'Ariano, el quale venne chostà alla fiera
di Salerno, e p(er) lui ti mandai del finochio e 12 chamicie, 6 p(er) te e 6 p(er) Lorenzo. Avisa quando
l'à' 'vute, e che servigio n'à fatto.
Duo dì sono ch'i' ebi 2 tue; l'una de· 14 del passato, e l'altra de· 31. Risposta al bisongno.
Non è dubio che gl'animi d'alquanti cittadini p(er) la morte seguìta non abino fatto i(n)
tra lloro nuovi pensieri del governo della terra; ma per anchora non si sente, che la
chosa è fresca, e Dietisalvi è stato amalato. Non si sente altro, se nno· che s'atenda a
ben vivere; e de' fatti vostri o di niuno che ssia i(n) vostro grado, non se ne ragiona. Siché
à' fatto bene a none scrivere a nesuno di questa materia. E p(er) questo non bisongnia
ch'i' stia a Firenze; che non arei quatato p(er) morìa che vi fussi, quando bene ne fussi
iti 20 p(er) dì, sed io avessi i(n)teso un piccolo acciennamento di ragionamento di questa
materia: ma nulla se ne ragiona. E cittadini sono, rispetto la morìa, p(er) le ville, e no(n)
si sente troppo; ma da Ongnisanti e· llà si doverrà sentire qualche cosa. E non dubitare
che quando sentissi chosa alchuna che si favellerà, dove e chon chi bisongnerà,
e' non si lascierà, nè p(er) danari nè p(er) non volere adoperare amici e parenti; anzi,
non si lascierà a far nula. Ma s'aspetta, prima di sentire qualche cosa che ll'uomo
abia da p(ar)larne, qualche movitiva e qualche indizia di loro pensiero, di chi governa.
Chome ti dico, Dietisalvi è stato amalato; Bernardetto non è, secondo sento,
da farne troppo conto. El tuo messere A. non è però dove tu credi; estimo bene che
sia di buon animo inverso di te. Ma, secondo entendo, non è però el principale; e d'ufici
o d'ordini di nuovo non sento, se no· d'un bel Prioratico, ch'entrò el primo di questo;
che quello che n'è di meno riputazione, fuori dell'uficio, si è Giovanni d'Anto(nio) di Salvestro,
che è Gonfaloniere di giusti[zi]a. Èvi parechi de' Singnori che sono uhuomini maturi, e altre
volte suti Gonfalonieri di giustizia; siché questo ànno fatto, altro non so. Dissi a
Giovanni che tti scrivessi qualche chosa in questa p(ar)te, se sapeva altro. Loderei alle volte
che ttu scrivessi duo versi a tTomaso Davizi, che è i· lluogo da sentire; e racchomàndategli,
ed io anche lo farò, quando bisongnerà. E i(n) questa parte non mi peserà la penna a 'visarvi,
quando vedrò el bisongno, che no· ll'ò fatto da 2 mesi en qua di scrivervi espesso, p(er)ché
non ci è suto chosa d'inportanza. La morte di Cosimo stimai lo sentissi più presto che da
me, e però no· llo scrisi. E di grado, estimo siate più tosto i· miglore che pigiore; e per ora non
è da scriverne a p(er)sona: quando sarà el tenpo, vi si dirà .
Vego meser Angnolo à 'uto signoria di costà. Sento che presto vi viene, e da llui entenderai
chome le cose passano di qua. Sento che s'egl'à signoria, ch'egl'è privato dello stato di qua, che
così ci è l'ordine pe' cittadini; che si fecie a tenpo del gra(n) siniscalco degl'Acciaiuoli.
Io m'ingnegnerò di mandarti del marzolino e parechi mazzi di finochio da seme p(er) la
galea di Bernardo Bonsi. À il padre che sta male, dubitasi che morrà; non so se questo lo stoglesi
della galea. Franciesco Bonsi, fratello di Giovanni, anche lui sta male: ècciene p(er) 2 dì.
Morì messer Piero de' Pazzi; diciesi p(er) loro disordi[ni] si p(er)dono la vita. E Nicholò Giungni, anche
lui à male e se ne dubita; poco danno ne fia.
Di' a lLorenzo che a dì 6 ebi la sua lettera de· 14 d'agosto, chon due lette(re): j° di Luigi Pitti, l'altra
a Zanobi Biliotti, ch'i' l'ò date. Altra risposta non n'achade. Nè altro p(er) questa. Idio di male vi guardi.
Piaciemi che siate sani e stiate allegri: chosì vi mantenga Idio lungo tenpo, chome disidero
. Atendete a star sani, che col tenpo s'acconciano le cose.
Anto· di Puccio è quasi guarito; che à 'uto gran paura: à dato molti danari p(er) Dio, à tratti prigoni
delle Stincche, e tanto à fatto ch'à ricieuto grazia di guarire.
P(er) la tua Allesandra Strozi,
alle Selve