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Le Lettere di Alessandra Macinghi Strozzi

Le Lettere di Alessandra Macinghi Strozzi

Lettera XXXIII

Al nome di Dio, a dì 28 d'aprile 1464
A dì 21 fu l'utima mia, non ò poi tua. Ò p(er) questa mancho a dire, ma solo fo per avisarti che ieri ci mandorono
gl'Uficiali della Torre, che sono sopra ' confinati, una richiesta a lLorenzo e Giovachino,
che lla mandò Lodovicho e Batista, che fra cinque dì fussino chonpariti dinanzi all'uficio loro. È grande vulume
di scrittura, e conta chome ànno avuti danari e gioie e masserizie, e conta p(er) nome tutto della redità
di Iacopo; e chome Lorenzo e Giovachino feciono achordo con tre huomini diputati da' creditori,
che fra due anni debano avere acordato detti creditori de' detti beni di Iacopo, o vero della redità.
Ora, no· ll'avendo fatto, e sendo el termine di detto acordo, e no· ll'avendo oservato, si richiama di loro. Ell'è
tanta scrittura, ch'io non te ne posso dare notizia per ora; ma farolla copiare e manderovi la copia. Altro
sopra di ciò non chale dire per ora, che no(n) so altro. Quando sentirò più oltre, ve n'aviserò. Òlla mostra a Marco,
se a me venissi chontro di nulla per averla ricieuta, diciemi di no. No· so a che si riuscirano. 39 va tuttavia pe(n)sando
se 55 può far danno ' 39, che dicie crede di no. Idio, che può, provega al bisongno. Da tTomaso ne sarai avisato
della proposta mi venne a fare Lodovico e Batista di questo che ànno fatto. 52 m'à molto detto sopra ' fatti
di 45; e conprendo nel parlar suo che abia sospetto che, a tenpo, 47 non mutassi animo chontro a 45. No(n)
m'à però detto nè che nè chome; ma nelle parole dette non vi so vedere altro drento. E così 39 s'adopori
e truovi 33 a 45. Siché te n'aviso aciò che vega, gli amici di 45 come so· di buon volere i(n)verso di lui. Dicoti
questo non p(er)ché sia di bisongno farne risposta, ma p(er)ché sappi tutto. Son chose che poco portano a no· lla fare.
Da Nicholò Strozi ò lettere che Tomaso s'era partito insino a dì 19 da rRoma, doverrà esersi chondotto presto
chostà: che quando à ' far la chosa, none sta a dormire. Da llui i(n)tenderai molti ragionamenti. E più mi dicie
Nicholò averti mandato a dire che, morendone chostì di pesta, chome n'è chominciato, te ne vada a stare co· llui
a rRoma, e lla tua brigata mandi a Chastello a mare, dove à tolto la chasa. Se ttu faciessi questo del venire
a rRoma, sendovi buon esere, Niccholò arè charo ch'io mi ritrovassi ensieme chon voi: ed io lo farei
volentieri, non mi sentendo della p(er)sona peggio mi senta ora; e nonn avendo altre noie ch'i' m'a(b)bia,
verrei a starvi un mese, esendo sano a Roma: che credo di sì, poi Nicholò ti manda a dire che vi vada. Avisa
se vi fai pensiero d'andarvi. Che Idio el meglo ci dimostri.
I' none scrivo per ora a lLorenzo, p(er)ché non ò sentito sia tornato di Cicilia; se fussi tornato, mostragli
el chapitolo gli tocca.
La morìa da 8 dì en qua ci fa poco danno. Non so se si seguiterà questo migloramento. Idi' facia el meglo.
Per anchora non s'è fatto la carta della vignia: che abiàno auto dell'aqua, en modo non s'è potuto entrare
nelle vigne p(er) misuralle; farasi più presto si potrà. Sento che s'è p(er)duto buona p(ar)te del vino pel freddo ci è
stato a questi dì: che presso a qui è venuto di molta neve; sicché ò paura che-l conperatore non sia isbigotito,
avendo ricievuto danno le vigne. Pure no· ne sento nulla; quando altro seguirà, ne sarai avisato.
Nè altro p(er) questa. Idio di male vi guardi. P(er) la tua

Allesandra di Matteo Strozi, in Firenze