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Le Lettere di Alessandra Macinghi Strozzi

Le Lettere di Alessandra Macinghi Strozzi

Lettera XXXI

Al nome di Dio, a dì 9 d'aprile 1464
A dì 7 ti scrissi quanto m'achadeva allora; e credendo To(m)maso p(ar)tisi quel dì, esendo soprastato alchu·
dì, è scaduto che, voglendo achonciare e fatti mia, truovo che, voglendo fare testamento, non posso fare
ch'io no· llasci mia ereda universale. E p(er)ché, non sapiendo questo, mai n'ò auto teco ragionamento: te
n'aviso che tti pare da fare. E considerare bene a ttutto, che chi io lasciassi mia reda è obrigato a' mia debiti
di graveze o d'altro; benché altri debito non ci è di mio: e così avendo danari, ancora sarebe di detta reda,
e chosì le masserizie si trovassino di mio. E p(er)tanto a me parrebbe che, rispetto e danari avete o dandovene
più, p(er) non mettere confusione tra voi e altri, di lasciare voi mie erede universale. E non aresti avere
a fare chon altri; e quando el chaso della morte mia venissi, rifiutare la redità, esendovi dannosa; e lle maserizie
farne danari, del meglo. Con tutto che, toglendo donna, pure se ne sciemerè qualcuna;
e avendomi a partire di qua, se ne trarebe: e lla casa e-l podere alla Lesandra, come altre volte abiàno ragionato.
Sicché fa pensiero a questo fatto chome ti pare el meglo; avisandoti che, essofatto ch'i' ò l'aviso da tte di questa
reda, farò quello arò a fare. Siché avisami di tuo parere, più segretto che ssi può; che no(n) si sappi per altre
che p(er) voi: che ci è chi v'à a dar noia. E questo è lLodovico e Batista, che a questi dì ànno minaciato Lorenzo, e ven(n)omi
a dire molte novelle, chome da tTomaso sentirai, che gl'ò detto tutto. E infine mi dicono, che inanzi
espiri el conpromesso che ànno cho· lLorenzo, voglono ciercare di fare qua che non perdino le loro ragione:
e che se mai se ne potranno valere, o qui o altrove, lo faranno. E mi disono ch'io lo scrivessi a lLorenzo e a Nicolò,
che loro avevano iscritto a tutti e a tte, e che voi davate parole; e che Nicholò scriveva loro, che non poteva avere
niuna chosa da lLorenzo. Il p(er)ché faciessino el fatto loro; siché i' te n'aviso. A Tommaso ò detto più p(ar)ticularmente,
che ve lo dirà a bocca. Quando m'ebono detto tutto, dissi loro che di questo fatto non sapevo risponde[re] lloro; ma
ben sapevo che lLorenzo, p(er) questa redità d'Iacopo, aveva messovi la p(er)sona, e ll'avere e ll'onore: ch'i' non sapevo quello
volevano che si faciesi. E così alchun'altra parola che acadde. Di poi mi dolsi che tra lloro avessi a sequire
discordia, e che se vedevano ch'io mi paressi adoperare a nulla di buono i(n) questo fatto, che me lo diciessino, e
lo farei volentieri. Disono di no, ch'io non ero da questo; ma che me lo venivano a dire aciò che, sequendo nulla
contro a lLorenzo, ch'io ne fussi avisata, ch'io non mi maraviglassi di loro. E a tte ne scrivo, p(er)ché non so se lLorenzo
s'è tornato; e poi glele dirà Tommaso, a boccha.
Anchora da tTommaso sentirai chome, ragionando cho· llui di volerti dar donna, egl'è uomo da fatti, e presto
te n'ebe una in pratica, e andolla a vedere p(er) recartene novelle. Ragiona'ne più tenpo fa co· Marco, e no(n)
gli va a pelo per alchuna chagione; e diciemi: «Per ancora non si sa che vogla donna, e no· ll'abiamo detto, e p(er)
questo non possiamo intendere dove ci abiamo a chapitare; che, p(er)ché si sia domandato delle fanciulle
per uno di fuori, non s'è nominato Filippo Strozi. Ecietto che p(er) mano di Ramondo a Ruberto Pitti». Sicché Marcho
à openione che, quando si diciessi p(er) te, di trovar meglo che questa de' Soldani. E p(er)tanto gli pare da cierchare
se meglo si può fare. E quando non si trovassi meglo, della qualità di questa se ne troverrà, e più
belle: che, secondo Tom(m)aso, ella pare troppo fanciullina, e pur n'è el tenpo da essere più fatta che non è. Non
sono chose d'andare così alla prima che viene altrui alle mani. Marcho à openione di trovar meglo, e dicie
ci metterà el chapo; e trovando nulla di buono, s'aviserà. Che non è da stare a vedere, che gl'anni passano,
ed io ne sono sollecitata p(er) più lette[re] da nNiccho[lò] Strozi. Pogniàno 45 p(er) 34 anni, non è d'andugiare abattendosi
a cosa buona. Che a Dio piaccia di trovare chome disidero.
Raccomandoti Tommaso: è fedele p(er)sona e portavi grande amore; sicché quando gli potete fare del bene,
fatelo. Anchora ti raccomando Francieschino; voi avete Andrea che à tante virtù che gl'altri vi parra(n)no
e da poco e adormentati: no· ne isbigottite Franciesco. Dategli animo, che credo pure n'arete buon servigio. A Dio piaccia.
Nè altro p(er) questa. Idio di male ti guardi. Manderotti gl'Otto, chi e' sono, in questa, o te gli dirà Tommaso.
P(er) la tua Allesandra Strozi, Firenze. *** Sabato sera giunse el lino: no· ll'à recato
quel Giovanni del Mugnaino, ma e' l'à recato Mariano
di Bino vetturale, e vole più vettura; Marcho gli darà
quello che scrivi: f(iorino) j° la(rgo). No· gl'ò detto che no· gli costa nulla; ma mi domandò s'i' ero avisata del pregio.
Dissi di no. E' mi disse ch'io te lo diciessi, che ne dessi aviso. Fa ora che tti pare, e avisami.