...

Le Lettere di Alessandra Macinghi Strozzi

Le Lettere di Alessandra Macinghi Strozzi

Lettera XXI

Al nome di Dio, a dì 18 di dicienbre 1459
P(er) Gherardo fu l'utima mia, che arò piaciere che Idio l'abia condotto a salvamento.
Ò di poi una tua de· nove d'ottobre, che n'ò preso chonforto, e sì p(er)ché eri sano, e p(er)ché della
p(er)dita grande che abiàn fatta del nostro Matteo ve(g)go che la pigli e(n) pazienza; che
me ne dai assa' conforto. E poi che a questo non è rimedio, si vuole por fine allo scrivere
di questa materia; e solo a pregare p(er) l'anima sua, e atendere a star sani,
e a vivere mentre che a Dio piacie; che llo scrivere de' fatti sua è da dar pena ad
amendue; e però porrò fine, e d'altro non ci è da dire di sue facciende.
Avisa'ti del pensiero aveva fatto Filippo che ttu ti rapresassi en qua, e da llui ò lette(ra)
che te n'à avisato, e chosì Iachopo. Ben mi dicie che tu no(n) pigli partito, se non ài prima
di mio parere. Così mi scrive aver detto a Iacopo e a tte. I' te ne dissi, p(er) la lette(ra)
che tti portò Gerardo tuo, un poco di mio parere: che si vuole pensare più
di sette volte en sulle cose, enanzi che se ne pigli partito; e chi va con pensato, fa
alle volte meglo che chi corre a furia. E p(er)tanto a me no(n) pare che p(er) j° anno si
debba ragionare di levarsi di costì; che, esendo la guerra grande ne· rReame,
non vi s'à a far nulla. Ed io en questo mezzo potrò asettare le cose di qua, che mi
pare pure Filippo si dirizi ch'io vadia a stare dov'è lui. Esendo la querra,
non è per ora da ragionarne; che non vorre' che lui solo vi si trovassi. Nicholò
se n'è venuto a rRoma, che gittò un bel tratto, ed è sano e sta bene. Ara' sentito chome
l'armata de' Franciosi giunse ne' mari di Napoli, e no(n) si poterono apressare
alla terra p(er) rispetto delle bonbarde che trassono que' drento; e stettono una brigata
di dì, e· modo che manchava la vettuvagla. Di poi Giovan Choscia isciese en terra
è del Prencipe di Rosano, che è chogniato de· rRe Ferrando, e si fecie el parentado:
che el detto Prencipe diè una sua figluola a un figluolo del Ducha di Chalavria,
cioè del figluolo de· rRe Rinieri, che è governatore di Gienova. E fatto el parentado,
e dato loro recitto tra nelle terre del Prencipe di Taranto e di questo di
Rosano, alchune chastella si sono rubellate, ed è enpedita la strada che viene a rRoma;
che da Napoli a Gaeta non si può venire p(er) terra e poco p(er) mare. E da
Filippo non ci è lette[re] espesso chome suole. Ònne da llui de· 7 del passato, e dicie
che non può avere che danno di questa querra, ma che è parechi mesi ch'è ito
a tentone nelle facciende, e ateso a rritrarssi, e che non è troppo aviluppato; e
chosì mi dicie Matteo di Giorgio, che è duo mesi non v'à rimesso danaio. Ora si
sta a vedere che seguiteranno; che e· rRe, si dicie, è a Chapova chon le giente sue
dell'arme, e che gl'è bene in punto. Che a Dio piaccia metter pacie p(er) tutto,
che assai dispiaciere ò che Filippo vi si truova! Che Idio lo guardi l'avere e lla p(er)sona.
Sentisti la morte d'Antonio Macingni, e chome e figluoli di Giovachino e Charlo
si preparavano a volere questa redità d'Antonio p(er) vigore del testamento di n[o]stro
padre, che llasciò reda costoro, dopo la morte di Zanobi e A(n)to(nio), morendo sanza
reda. E sossi volti per ora a' beni d'A(n)t(onio), che sono nelle mani di Nicholò Soderini.
E si piatiscono al Palagio del Podestà: e dicono, ed è chiaro, che se vinchono e beni
d'Ant(onio), che sono chonvinti e beni di Zanobi; e bisongnerebbe che noi ponesimo su
e danari s'ebbono da messer Otto. E per anchora, non sono tanto enanzi chol
piato che si vegga quello ch'à esere el fine: che stimo sarà piato lungo, e arà che
fare l'una p(ar)te e l'altra. Idio che può ci aiuti, che mai ò avere riposo. Pure, quando
bisongnerà, in questo chaso, adoperrò gl'amici, che pure cie n'è alchuno, e·
modo ch'io non ò paura d'i(n)ganno niuno. E se p(er) via di ragione del Podestà non vinchono, per altra
via non tirera(n)no a lloro nulla. Idio ne tolga loro la forza. E di quanto
seguiranno, ne sarai avisato. Batista tolse donna, e à fatto bel parentado, e n'è
tutto lieto; siché cho· llui te ne rallegra.
Fia in questa una lette(ra) ti ma(n)da Nicholò. Nè altro p(er) questa, se n(n)o· che tti ricordi
di star sano e di buono governo. Che a Dio piaccia ma(n)tenervi lungo te(n)po, chome disidero.
P(er) la tua Allesandra, in Firenze. *** Giova(n)ni Bonsi aspetta p(er) le galee el panno e
a chi l'abia a chiedere qua(n)do giungnera(n)no a lLivorno.