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Le Lettere di Alessandra Macinghi Strozzi

Le Lettere di Alessandra Macinghi Strozzi

Lettera XIV

Al nome di Dio, a dì 19 di febraio 1458
A dì 20 passato fu l'utima mia. Ò di poi la tua de· 19 dicienbre, che m'è suta di consolazione,
veduto che, del chaso ocorsovi, pigli tutto p(er) lo meglo: che à' preso buon partito, che non ci à rimedio.
Di poi, ànno apressato e confini migla 50, e abiamo auto licienza di potere
iscrivere, sanza mostrare le lettere agl'Otto, le vostre e lle mie. E così à 'vuto
Batista, e degli altri, di potere scrivere, da' fatti di stato in fuori, ciò che l'uon v(u)ole.
E gli è di nicistà, veduto e casi vostri, e p(er) la salute vostra, provedere che s'io
manchassi, che quello che p(er)venissi a voi di mio, non vi fussi tolto p(er) le graveze
vostre; fra e quali sarebbe el podere da Pazzolatico. E a salvare questo, bisongna
che ttu faccia qua un procuratore a fare e disfare ongni lodo e conpromesso
fatto; e fa la procura in Matteo di Giorgio o 'n chi ti pare. Filippo e Matteo l'à mandata
e· questi dì; e p(er)ché non ci è la tua, non si può far nulla: sicché mandala più presto
che puoi, enanzi che faciate troppo debito col Comune.
Presi partito di vendere el podere da Chanpi, e bisongnia che si sodi; e p(er)ché no(n)
ci è altro dubio che-l vostro, chi à conperato vuole el sodamento di tutti a tre
voi, e lla ritificagione, come faciesti a messer Otto. Ed ò preso che fra un a(n)no
sarà fatto detta ritificazione e sodamento, se nno ne rimango condannata.
E p(er) tanto bisongnia che ttu facci fare dette procura, e mandale presto
e p(er) buon modo. E così arò da Filippo e Matteo, che di questa di già glen'ò scrito;
e lla prima ò auta 2 dì fa. E stimo ancora di vendere dell'altre terre, che,
veduto chome e fatti nostri vanno, so che queste mie cose s'ànno a consuonare,
non piglando questa via, che è più l'utile vostro. E p(er) tanto fa, alla 'v(u)ta di questa,
el bisongno. So che da Batista sarai avisato di tutto.
Avisoti chome a dì 9 si maritò l'Isabella a Marcho di Giovanni di Marcho, setaiuolo
e merciaio e setaiuolo minuto. E non à più, el padre, de' maschi, ma à
7 fanciulle: j° maritata e sei en chasa, che 5 ànno la dota al Monte. Èci detto
che stanno bene di roba, e sono le miglori p(er)sone; che ttemono Idio, che è buona
p(ar)te. Abiamo fatto le nozze, e, p(er) quello vegga di loro, mi pare ch'ell'abia auto
una gran ventura; esendo della qualità ch'ell'è, e-l mancamento della
vista corta ch'ell'à, come tu ssai. Che nell'alogarla non abiàno guatato tanto
a metterla i· rroba, quanto a metterla e· lluogo sia amata e ben trattata:
che è questo el bisongno suo, secondo si vede. El garzone à 21 anno; e Pieretto,
che fia aportatore di questa, ti dirà chom'egli è fatto, che iarsera lo vide in
chasa di Franciesco Strozi a ciena. Abiàgli fatto più onore che non si fecie alle
mie, per amore d'Iacopo; e così farò p(er) l'avenire. So che Batista aviserà Iachopo
di tutto, e de' danari ch'i' ò auti da llui, e di quegli torrò per bisongno suo:
che voglo fornirla delle cose à di nicistà, ch'ella paia fanciulla da bene,
che tanto più sarà riguardata. Non ò tenpo di scrivere a Iacopo, ma so che
da quest'altri sara' avisato.
L'alberello dello armatico ti manderò, ma la miglore medicina che ssia
allo stomaco è il guardarsi della bocca, così ti ricordo. E così, poiché abiamo licienza
di scrivere l'uno all'altro, fa di scrivere ispesso, e come tu stai della p(er)sona,
che n'arò piaciere. Nè altro. Raccomandaci a Iacopo; che Idio di male vi
guardi. P(er) la tua

Allesandra, in Firenze