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Le Lettere di Alessandra Macinghi Strozzi

Le Lettere di Alessandra Macinghi Strozzi

Lettera XII

Al nome di Dio, a dì 27 di febraio 1452
A questi dì passati, p(er) Piero Borromei, ebi una tua de· 31 di dicienbre, e prima j° de· 14 di detto; poi, p(er) Bagnachavallo,
j° de· 9 di giennaio. A tutte p(er) questa risposta.
Sechondo ò da Matteo nostro da rRoma, t'à iscritto della giunta di Nicholò e sua quivi, che fu a dì 8 di
giennaio. E chosì istimo t'arà detto la chagione de· rrestare Filippo a nNapoli, che era sì piccola faccienda
quella restava a fare, che, se altro non v'è di nuovo, tosto l'attendo qui: che mill'anni mi pare
di vederlo! E bisongno cie ne sarebbe della venuta sua rispetto Anto(nio) Macingni e nNicolò Soderini,
che in ongni modo mi voglono torre il podere fu di Zanobi, e forte minaciano di disfarmi;
e molte novelle dicono: e ben che lle ragioni sieno p(er) me, pure ci è anche alchuno dubbio,
dove mi posso· dar noia, non cho· rragione, ma cholla forza di Nicholò Soderini. E credo, p(er) meno ispesa
e p(er) far più brieve, si riducieranno in Palagio chon darmi pitizioni: e se lla forza sua
potrà più che lla ragione mia, lo tirerà a ssé; ma se lla ragione arà luogo, che non mi sie fatto
torto, sarà mio. Aspetto ongnora chominci a farmi qualche richiesta, ed io m'aparechio
alle difese, e così farò quanto mi fia possibile; e se Filippo ci venissi, sareno tanto più a ddire le
ragioni mie. Che Idio ne lasci seguire il melglo di tutto. Chome seguirà, sarai avisato.
Delle rangne non ò fatto nulla, però che me ne sono informata, e truovo che volere una
da ucciellini, bella chome vorrebbe essere, a mandarla chostà non chosterà mancho di sei
fiorini. E per questo mi sono istata: che mi par tenpo da nnon ispendere i danari in simile cose,
che se n'à a ffare chose di maggiore bisongno; però che ci è il Chomune che m'à a chonsumare,
che già ànno posto su questa gravezza nuova, che si scoperse a dì 20 di questo, gravezze
32, che m'ànno posto f(iorini) 5, s(oldi) 16, d(anari) 10 a oro. Sicché fa ttu il conto, quello me ne tocca a pagare;
che puo' fare sieno, tra spese di partite, altro fiorini sei p(er) gravezza. Fa il conto, se' vie trenta
dua, quante sono: e questi s'ànno a pagare in pochi mesi, che di marzo se n'à ' pagar sei,
e chosì mese p(er) mese; e già è passato el termine di 6 gravezze. Sicché avendo a pagare il
Comune, e piatire cho· Nicholò Soderini, mi pare dovere lasciare indrieto le rangnie.
Abbi il chapo alle cose che ssono di maggiore inportanza, che p(er) te si farà. L'età di Fillippo
è anni 24, conpiè a dì 4 di luglo passato; e a dì 7 di marzo che viene, farà anni 12 che si partì
di Firenze. E ttu avesti a dì 21 d'agosto che passò, anni 20; e fa ora di questo mese anni 7
ti partisti di Firenze. E Matteo arà il primo dì di marzo anni 17; e a dì 7 di questo fecie
anni 3 si partì di qua. La Chaterina à anni 22 a maggio che v[i]ene. La Lesandra conpiè 18
d'agosto che passò. Sicché sè avisato di tutti, e torniano al fatto tuo: che sè d'età da governarti in altra
maniera. Non fai, e oggimai doverresti corregierti, e dirizare l'animo tuo al bben
vivere. Che insino a qui è stato da rriputar fanciulo, ma ora non è chosì: e sì pell'età, e ssì
perché non si può mettere gl'error tuoi per ignoranza, e p(er)ché non chonosca quello che ttu
fai; che sè di tale intelletto, che chonosci il male e-l bene, e massimamente quando ne sè
ripreso da' tua maggiori. Io non fai e portamenti ch'io vorrei, che n'ò dispiaciere
assai e con gra· paura istò, che ttu non abia un dì una gran rovina di chapitare meno
che bene. Che chi non fa quel che debbe, ricieve quello non crede. Che oltre agli altri afanni ch'i' ò,
m'è il tuo il maggiore. E avevo fatto pensiero che per uscire di spesa e di noia, e anchora per
aiutarvi far bene, di vendere il podere dall'Antella: che, pagato gl'obrighi che vi sono,
ne traessi f(iorini) ottociento netti; e treciento n'à Filippo . E facievo chonto tra ttu e F(ilippo) gl'avessi
a trafficare, acciò voi chominciassi avanzare l'anno qualche chosa. E per quello senta di te,
chonprendo sè più tosto da sapere gittar via, che avanzare un grosso: ch'è il chontradio del bisongno
tuo. E vego ciertamente à' far danno e vergongnia a tte e a nnoi, che intendo tu ài
chostumi che non sono buoni. E rriprenderti non giova nulla: che mi dà mal sengno, e fammi tirare
indrieto d'ongn' buono pensiero che mi viene inverso di te. E non so perché tu seguiti le tue
volontà, chonosciendo prima ne fai dispiaciere a dDio, ch'è sopra tutto; poi a mme: che gran passione
mi sè, a sentire e manchamenti tuoi! E-l danno e lla vergongna che ne seguita, lascio chonsiderare
a tte; e dispiaciere ne fai a Iachopo, e grande. E se ttu chominciassi ora, sarebbe d'averne isperanza;
ma e' gl'è anni che ttu chominciasti a fare delle cose non ben fatte, e per amore
di me sè stato sopportato. Ma i' credo che se ttu no· rrimuti e modi tua, ch'e prieghi mia no(n)
faranno più frutto p(er) te. E bastiti questo. Sie savio, che ti bisongnia, e farà p(er) te.

Da Bangniachavallo ebi tremila spilletti. La Chaterina e lla Lesandra à lla parte sua, e charo
gli ànno auti.
Io non ò trovato a questa gravezza nuova voi siate a nulla; e chosì alla passata non avesti nulla.
Ma avete debito, chome altre volte t'ò scritto, di gravezze vechie; ch'è degli anni
14, f(iorini) dugiento: che si chiamò la Settina quella graveza. Di poi avete debito qualche f(iorini) 70. E lle du'
gravezze utime non avete nulla. Sieti aviso. La imagine mandai all'Anunziata, chome
per altra t'ò detto. Fa di scrive[re] a Filippo e a Matteo a rRoma, e manda le lettere a me, che lle ma(n)derò.
Tedeschino è stato qui, e simile uno, che dicie està chostì in chasa; non so il nome, che no· llo intendo.
Ma Tedeschino dicie va innanzi alla Lugrezia, quando va alla chiesa. E llui fia aportatore
di questa, e che no· lla dia in altra mano che lla tua. Avisami se così arà fatto. Ricordoti
non ti gietti drieto alle spalle le mie riprensioni, che sono chon amore e co· llagrime. E priego Idio
che tti disponga a ffare quello ch'io disidero. Nè altro p(er) questa m'achade dirti. Idio di male ti gua(r)di.
Avisoti che Iacopo e Nicolò à di graveza f(iorini) 39 e s(oldi). Donato Chavalchanti f(iorini) 4 o circa. Franciesco Strozi f(iorini)
8 e s(oldi). La redità di Zanobi f(iorini) j°. Èci di maleposte e grida assa'. Fassi lo sgravo; si dicie saranno 5 uomini
per tutta la terra. Nè altro. P(er) la tua
Allesandra fu di Matteo Strozi,
in Firenze