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Le Lettere di Alessandra Macinghi Strozzi

Le Lettere di Alessandra Macinghi Strozzi

Lettera VII

Al nome di Dio, a dì 5 di giungno 1450
A dì 25 passato fu l'utima ti scrissi. Di poi ò una tua de· 16 del passato. Farò p(er) questa risposta.
D'Antonio degli Strozi e da mme sè avisato quanto è seguìto de' danari del Monte, di quegli s'è
rimessi chome ordinasti, e di quegli si sono ritenuti: che per l'acordo ò fatto col Comune, mi bisogna
de' fiorini novanta, che a questi dì ò fatto levare il debito ch'i' ò da giungno
1449 indrieto, che sono presso a fiorini 400, che, secondo me, n'arei a pagare da ottanta. E poi v'è
di spesa da otto o dieci fiorini, che sar[e]bono circa di f(iorini) ottantotto o novanta. Fra pochi dì credo
si pagerà, che siàno presso al termine; e ' Antonio Strozi ò detto che faccia la ragion mia, e così il pagamento,
e di tutto ti mandi el conto. E· resto de' danari riserbai, fu più per amore di Marcho che per altro;
che più volte mi disse che da tte aveva avere danari, e vidi no· gli seppe bene, di quegli s'avevano
a rimettere a tte, no· gli serbai quegli che dicieva avere da tte. Risposigli, che s'erano
serbati e danari pella chasa di Donato; che ongni volta tu mi scriverrai quello ch'egl'à ' avere, e
ch'io glele dia, ch'io glele farò dare ' Antonio. Lessemi un chapitolo d'una tua lette(ra), che dicie m'aresti iscritto
ch'io glele dessi di questi, ma dubitavi non fussi contenta. Dissi ch'i' ero chontenta di quello
ti contentavi tu, che da tte aveva a uscire il pagar lui e-l chonperare la chasa; sicché io la rimettevo
in te, che quello tu mi scriverrai ch'i' faccia, quello farò. Fa d'avisarmene. Ancora s'à a trarre
di questi danari fiorini 12 larghi e grossi otto per la sichurtà si prese sopra detti
danari, e braccia otto di panno pagonazzo mandato alla Chaterina quando fecie il fanciullo;
che così s'usa p(er) tutte, che debbon essere fiorini dieci. E tutti questi à 'vere Antonio; che in tutto
debbon esere fiorini 23. Poi si ritenne per cierte ispese si fanno a volere riavere e danari dal
Monte, cioè un danaio p(er) lira, e per la partita che montorono da sei fiorini. Credo d'Antonio
ne sia avisato a punto; che lui e Marcho l'ànno fatte queste spese.
Da marzo in qua non ò auto lettere da Matteo, che ne sto cho· mani[n]conia. Èci stato lette(re) da Nicholò,
che l'à 'vute Antonio, ma di Matteo non dicie nulla, che no(n) mi pare buon sengno. I' ò sentito
che o corriere o fante si sia, ch'è venuto da Barzalona, dicie gli trovò a chamino presso a Barzalona,
siché ora vi saranno. Iscriverrogli una lette(ra), a Matteo, e dirogli quello
mi parrà sia di bisongno. Ed ò pensiero iscrivere a Nicholò: che se-l fanciullo non faciessi p(er) lui,
e che non faciessi buona riuscita, chome l'uomo istimava, no· llo mandi ad altri c'a mme, e che
di fatto lo rimandi in qua. Priego Idio me ne mandi quelle novelle disidero; ch'e· niuno modo
posso alle volte acordarmi a eser contenta averlo levato da (m)me.
Delle mandorle mi mandasti, ne feci quanto mi scrivesti; e-l lino serbai per me, chome
per altra t'ò detto. Ò charo abbi preso amicizia chogli 'nbasciadori, che sono uomini molto
da bene; e così dell'avere ritrovato il parentado chon Giannozzo, che à' fatto bene. Quando sarà
tornato, andrò a vicitarlo, che so mi dirà novelle di te: che Idio me le mandi buone.
La morìa ci è chominciata ed ènne morti alchuni che ànno isbigottito la brigata: assai
ne mure di questi forestieri che vanno e tornano da rRoma. Fasi stima de' terrazani, che
sono persone da bene. Non si potrà quest'anno fuggire pelle ville, che quasi per tutto il co[n]tado
fa gran danno, e massimo in questo nostro piano: che da Peretola insino a Prato no· n'è
villa che non ne muoia; ecietto che a Quarachi non v'è nulla anchora, ma a Canpi fa gran
fracasso. È cinqu' anni afittai il mio podere a un buono lavoratore e riccho, ed erano tra uomini
e donne e fa[n]ciugli 17, che n'è morti 12: ènvi rimaso un uomo, di tanti, e 4 donne
. E ancora non à fine, che ve n'è degl'amalati. È tanto la giente che vi muore, e lle chase sì sono
vote, che de' poderi asai ne rimarranno sodi; che così rimaneva il mio, se nnon ch'e parenti
loro m'ànno detto che faranno la ricolta, e llavorrannolo p(er) quest'altr'anno. Che se nnon avesino
fatto così, non trovavo chi vi volessi andare, tanto è la giente inpaurita. E ancora ò ' avere
una brigata di fiorini da lloro, che me gli credetti perdere; pure m'ànno promesso darmegli
ora alla ricolta. Che Idio provegga a' nostri bisongni. I' mi credetti quest'anno poter estare
a Firenze; e se lla séguita chome à fatto dal primo dì di questo in qua, non ci si starà troppo.
Non ò fatto anchora diliberazione d'andare più in u· llu[o]go che un altro: quando lo farò, ne sarai
avisato. Che Idio mi dia a piglar buon partito. Nè altro p(er) questa. Idio di male ti guardi.
P(er) la tua Allesandra che fu di Matteo Strozi, in Firenze.
Ricordoti iscriva ispesso a lLorenzo.