Al nome di Dio, a dì 20 di sette(n)bre 1465
A dì 13 fu l'utima mia; ò di poi iarsera la tua di tale dì. Risposta al bisongno.
En prima ti rispondo al fatto di 33 p(er) 45, che p(er) lo scriver mio così ap(er)to, e toccoti in quelle p(ar)ti
che chosì presto none stimavi, m'à dato un poco di lume dell'animo tuo, che è pure all'usato, che
cie n'abiamo andare di primavera i(n) primavera; e benché tu dicha che no· mmi terrai en praticha
chome fé Nicholò, nondimanco i' ti credo quello che ttu di': che veggo e riguardi che ttu à';
credo tu cci sia di buon animo, e lla sperienza se ne vede. Non credo che poi che fusti mercatante,
avessi tanto pensiero di niuna merchatantia, quanto ài di questa: e, secondo la tua, à' 'v(u)to ed
ài gran pensiero non facciàno la festa sanza te; che p(er) le mie lettere n'ài auto sospetto;
che di', che chi la torrà se la menerà. E che non di' però questo p(er) volerci tenere i(n) pratica. E rrossore
non se n'à avere p(er) noi, tanto che dirai molto chiaro di sì enanzi che questa
materia abia efetto. A Nicholò non ò iscritto nè di p(er)le nè d'altro; che starà a tte a richiederlo
di tal cosa: nè d'altro gli scriverrei, se da tte non avessi ch'io ne l'avisassi; nè chon persona se n'è
ragionato, da Marco e Giovanni en fuori. Da Marco arai enteso quando parlò a Franciesco, la
risposta gli fecie; che tengo si sia levato dal pensiero. Gl'amici tua, p(er) quanto si sia seguito p(er) noi,
no· ll'aranno a sentire prima da altri che da tte; che p(er) questo no· ne p(er)derai co· lloro. È vero che ttu
nominasti p(er) la tua de· 16 del passato, che avendo l'amicizia chon alquanti de' principali, che avendo
a fare tal passo, che il debito tuo richiederebbe darne loro notizia, esendo j o due; ma sendo
tanti, ti parrebe chonfusione; e diciesti a Marcho: «Dacci un poco del tuo sale!». A questa p(ar)te non ti risposi,
p(er)ché i' non me n'entendo; ed era cosa toccava a Marco. Ragionai bene co· llui di questo; e rrimase che
a tutto, quando fussi tenpo, si darè modo: estimando che llui te ne desse aviso, e però non lo feci io.
Ora tu à' 'nteso per altra, che ll'amico vole stare insino a Ongnisanti a rrispondere: e se
sarà mutato d'animo, lo dirà; e così, se v'arà il capo, Marcho gli risponderà. Di' ch'io parli co(n)
46 enanzi si parta: e· dì 15 si partì, e andò 48. E se 49 t'à promesso, facciendo el passo suo co· 54, di farti
del bene, n'ò piaciere di tal promessa. Resta ora che si possa fare quello che tt'è promesso; che fia forse
dificile a farlo a questi tenppi: ma credo bene che col tenpo si farà. Egl'è tramutato le cose e·
modo, ch'e nostri pensieri non àno avere l'efetto che huomo crede chosì tosto: che si vede s'aparechia
tra 54 e-l f. di 32 e 56, che pare tutto chaschato; e degli altri gran chose: che ttuto istà p(er) nuociere
a 45, cioè a prolungare el fatto suo del 51. E quando pure fussi presto, e gl'amici ti volessino dare 33,
non aspettare che sia cosa di contento; p(er)ché loro non àno nulla , ma potrebono andare a qualche lloro
ispezialtà, e sottometterti a qualche botta ischacata: a tte tocherà a smaltirla. È tua faccienda questa; piglala
a ttuo agio; e, chome per altra ti dissi, le gioie e lle masserizie saranno in ordine asa' tenpo prima
che la donna. Non è di bisongno che i' sapia tutte le cose d'inportanza; che pure è pericolo a scrivere.
Diedi la lettera e lla poliza a Marcho: dicie che à 'nteso, e che non si ricordò di dirtene u· motto p(er) la sua. Àmi
dato detta poliza, e i' l'ò stracciata. Le cose non si fanno mai sì secrete, che qualchuno non llo palesi prima
che il tenpo.
En questi dì s'è vinto, e i(n) tutto serrato le borse, e levato acopiatori, e balìa agl'Otto e tutto: è vinto uno isgravo
in sul Chatasto di f(iorini) 800 p(er) tutto la terra, e fatti gl'uomini a sgravare; che n'è Lorenzo di Parigi Corbinelli,
di là d'Arno; S(an)c(t)a (Crocie), Simone di Mariotto Orlandini; S(an)c(t)o Giovan(n)i, Andrea della Stufa; S(an)c(t)a Maria Novella,
Bartolomeo del Vingnia e ll'arteficie Romolo di non so chi. Non so se se ne toccherà punto a me: farò la diligienza
mia di parlare loro.
Avesti en chasa Nicholò Martegli e F. Benci e degl'altri parenti. Quello de' Davizi ebe del salvaticho; faciestigli
l'oferte debite, che faciesti bene per amore di Tommaso. El chapitano ti pare buona p(er)sona;
e anche a me pare che gli starè meglo una roccha a llato e filassi, che porgli la spada: credo farebe ongni
bene, se potessi!
La lettera tua diedi a Stroza; è stato en pochi dì per andarsene di là, di riscaldato e rrafredato; pure da 2 dì
en qua è miglorato: se seguirà, sarà ischanpato.
Era tornato il Ducha di Chalavria; e lla sposa vi si sarà condotta, e fatta la festa: che Idio die loro consolazione.
Nè altro p(er) questa. Idio di male vi guardi. P(er) la tua
Allesandra Strozi, Firenze