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Le Lettere di Alessandra Macinghi Strozzi

Le Lettere di Alessandra Macinghi Strozzi

Lettera LII

Al nome di Dio, a dì 17 d'agosto 1465
A dì 9 fu l'utima mia. Ò di poi la tua de· 7. R(ispost)a al bisongno.
Piaciemi che m'abiate per escusata degli errori fo alle volte nello scrivere; e così escrivo
alle volte delle cose ch'i' sento che danno charico a 47, e non è poi vero; come
fu di quello messere che uscì d'Ischia. Qui si vede chiaro, che ci è chi dicie male, e vorre' veder
peggio. E quando i' sento dar charico a chi ci fa bene, troppo mi duole. E chosì ora si sente
delle chose di questa rotta di Francia: e come di' p(er) la tua, le passioni fanno biasimare
e llodare. Da Marcho doverrai essere avisato di quello si dicie; che sente più di me.
Dall'amicho tuo à' buone lettere, e dimostra avere fede i(n) te: che mi pare buon sengno.
E se farà un dì dimostrazione del bene che dicie volerti, non se ne starà poi en dubbio. Priego
Idio che sia presto l'efetto, se-l me' debb'essere p(er) noi. Anchora non si sa se manderà il figluolo
chostà; che si dicie che anchora Madonna tornerà i(n)drieto: che siàno chome un farnetico i(n)
questo mondo; che a Dio piaccia darci la salute dell'anima e quella del corpo. E se il Conte Iacopo
morì, Idio gli perdoni. Chosì andassino gli altri che ci fanno male, se dovesi essere el meglo.
Di quello Della Luna, sento che sono tremila di dota e mille cinqueciento di donora. S'egl'è vero,
à scieso un grande iscaglone della dota, da quello dicievano di prencipio. Non è se nnon da
biasimarlo, aver fatto parentado cho' preti. E si dicie anche, ch'e fatti loro non ci è grascia; che
forse si ripareranno con questi. E' murano una bella chasa, a vedere di fuori; drento non so.
Delgli enbasciadori, ara' sentito chi e' sono: e non si fa chaso che si logori la riputazione; che
se ne faciessono, si governerebono per altra via. Idio gli dirizi al bene fare.
Avisoti, che andando domenicha mattina a l'avemaria i(n) Santa Liperata alla prima messa,
chome vi son ita parechi mattine di festa p(er) vedere quella fanciulla degl' Adimari, che
la suole venire alla detta messa; ed io vi trovai quella de' Tanagli. E non sapiendo chi ella si fussi,
mi gli posi allato, e posi mente ' questa fanciulla; che mi parve ch'ell'avesse una bella p(er)sona e
ben fatta: è grande chome la Chaterina, o magiore; buone charni, none di queste bianche:
ma ell'è di buon esere; à il viso lungo, e non à molto dilicate fattezze, ma no· ll'à rustiche; e
mi parve nell'andare suo e nella vista sua, ch'ella non è adormentata: tanto è, che mi pare
che, piaciendoci l'altre p(ar)ti, ch'ella non è da sconciare merchato; che sarà orrevole. I' gli
andai drieto fuori della chiesa, tanto ch'i' vidi ch'ella era quella de' Tanagli. Siché sono
di lei pure un poco alluminata. Quella degl'Adimari, mai l'ò trovata; che mi pare un gran
fatto, che son ita tanto alle poste, e non escie fuori, chom'ella suole: e anda[n]do choll'animo diriet'
a questa, e' mi vene quest'altra, che non vi suole venire. Credo che Idio me l'aparechiò i(n)nanzi
p(er)ch'io la vedessi; che no· cci avevo il pensiero a vederla ora. Per altra, da Marcho e da
me ne sè avisato: e di' che ll'è materia che bisongnia adoperare il ciervello; e chosì mi pare
ancora a (m)me. Tu ài aviso delle p(ar)ti ch'ell'à, e delgli i(n)charichi che vi sono: pensaviti su, e pigla
el p(ar)tito tu credi sia il meglo; che Idio te lo dimostri.
P(er) Franciesco di Benedetto Strozi ti mando p(er) mare un sacchetto cho· 100 mazzi di finochio:
è sengnato di vostro sengno, che venne già col lino. El finochio non è quest'anno molto

dolcie: e però te ne mando poco. Non era bene se(c)cho; che p(er) mandartelo presto e bene,
p(er) none indugiar p(er) le piove, lo mando ora. Quando l'ài avuto, fallo trarre del saccho, e tiello
15 dì a· rrezo, che à del verde, e diventerà più bigio. Avisa come lo truovi. Che Idio di male
vi guardi. P(er) la tua

Allesandra, i(n) Firenze