Al nome di Dio, a dì 17 di dicienbre 1463
. . . . . . . . . . . . . utima mia. Ò di poi la tua de· 2 di questo. R(ispost)a al bisongno.
. . . . . . . . . . . . . danari pagati per me a Matteo; e ritrovato che è stato pure di Matteo, che
. . . . . . . . . . . . . . . re di f(iorini) 10. Non ò però chonto da llui, ma ranmentandogli Giovanni, che mi
. . . . . . . . . . . . . . . vedere se ci era errore; e' disse che era mio debitore di f(iorini) 10; siché è ritrova
. . . . . . . . . . . . . . . . . tuo conto. E Giovanni gli disse chome s'à a pagare ora di questo mese 1/3
. . . . . . . . . . . . . . . . niava che s'avevano a pagare ora, che poi che ttu gl'à' posti a mie conto, Simo
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . gravezze, faciesti bene avisarmi di quello avevi pagato p(er) me, che
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . errore. E non è da maraviglare che segua alle volte di questi piccoli
errori; p(er)ché . . . . . . dell'altre facciende, e non può atendere a queste piccole cose che fa fare
a quel Simoncino; e da llui è venuto questo. Altro non achade dirne.
El finochio e· marzolino avesti; di' che sono ventitré marzolini, ed è vero: che uno partì
p(er) sag(g)io, che erano 24, siché restorono ve(n)titré. Ài auto la ragione tua: el p(ar)tito fu mio.
El finochio non fu bello nè buono; ma poi ch'i' l'avevo, te lo mandai così fatto chom'io l'avevo,
acciò che non dubitassi ch'io non te ne volessi mandare. À' fatto bene a fare masserizia del
vechio; che veggo fate più masserizia non credevo, e fate bene.
Del fratello di Nofri vego, per le ragioni che di', non ti pare di torlo, possendo averne un altro;
sia col nome di Dio. Quello di Nicholò di Barla non è ora in età da cciò, e di lui non bisongna parlare
per ora. Altre volte ti dissi del figluolo di Lotto Lotti, che debba avere en su' 14 anni,
e voglendo tu un fanciullo di chasa, si restò indrieto questo. Allora e' m'aveva buona vista; el
maggiore è un d'assai garzonciello, e· modo che llo tiene presso a ssé. Questo che ci voleva dare
pareva isperto, ma nno(n) come il maggiore. Ora i' non so se ttu t'avessi el capo a questo, voglendolo
Lotto mandare; che è parechi mesi non vidi la Lorenza, ch'è in uficio, e fanciugli estanno qui
a bottega. Siché avisa di tuo pensiero; e se non fussi per le chagioni che (m)mi di', che none sta bene
dua frategli ensieme, ti direi toglessi questo di Sandro: che è da farne più a suo modo,
che di quest'altri. E da altra p(ar)te è povero, ed è merciè a fargli del bene. Pure rispondime.
E i(n) questo mezo i' m'informerò di questo di Lotto, che cosa egl'è; che, di casa, non ne so più niuno
dal fatto vostro. Di quello de' Giacomini, altro non acade dirne; che son cierta no(n) dira(n)no di no,
che volentieri te lo manderanno. 46 non sento sia tornato.
Da Miniato aspetto, en questa Pascua, che toccherà danari, che mi rechi el fiorino; e te ne darò aviso.
Da Nicholò ò riscosso .......... mia, sopra al fatto di To(m)maso Sortini, delle terre à vendute.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . danari restava avere, chontandosi To(m)maso le pocisioni; e mi di
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . gli renda nulla, nè che gli paia aver troppo di quelle che ben
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . i la mente di fare il dovere.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . di si dové p(ar)tire el sezzo dì de· mese passato, che fu qui
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ento enverso la sera, ma bastò forse 3 ore; che Idio sa la
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . che fussi e(n) mare. Idio l'a(b)bia condotto salvo. Quando ne senti ...
. . . . . . . . . . . . se lgl'è g[i]unto a salvamento. Mostrastigli la lettera del conto dell'Isabella, ed i' ò auto
. . . . . . . . . . . . . . tto. Non ò risposta se se ne ritrarrà nulla; che are' caro saperlo, sì me gl'ò a p(er)dere . . .
. . . . . . . . . . . . . . . nata dagli spedali en fuori, che ve ne muore assai. Tiensi cierto che ritocherà,
. . . . . . . . . . . . . . . di che, se-l camino non fussi sì lungo, diresti ch'io mi venissi a stare chostà, che v'è buon
. . . . . . . . . . . . . . . chagione ci è che non te llascia dire, che p(er) l'essere el chamino lungo. I', per me, non fo
pensiero di fugire, esendoci ben grande, s'io non mi muto d'animo, che sono . . . .
mi dia a piglare partito che sia buono p(er) l'anima e pel corpo.
Avisoti chome gli Strozi ànno fatto parentado co' Pitti, e questo si è una figluola . . . . . . . . . . . . . . . .
. ., che à 'uto 2 mariti ; è d'età d'anni da 49 a 50; à tolto Ruberto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
è-l terzo marito. Èsene fatto festa di questo parentado, che dicono è così buono . . . . . . . . . . . . . . .
to più sarà da stimare questo parentado, che in questa Pasqua vi sarà me . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
liere; che il Popolo di Firenze, veduto la sua gran virtù e lla sua buona fama, . . . . . . . . . . . . . . . .
liberato fare questo magnio chavaliere; che ben gonfierà la vescicha: . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
pra passato, farà bene e meglo p(er) l'avenire. Ancora à tolto donna e . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
à nome Filippo, s'i' ò buo· ricordo; e stette en Chatalognia cho· Matteo di Giorgio . . . . . . . to e povero . . . . . .
figluola di Giorgio Buini: à mille dugiento f(iorini) di dota, ma (n)no· v'è altro, che ..... ......terelle.
Io scr[i]ssi a lLuigi, o vero risposi, che Giovanni no· m'aveva voluto dire che faccienda era la vostra; ma
...devo era del dare e dell'avere, che non era chosa s'ap(ar)tenessi a me; ma ch'egl'era stato servito da tte ne'
sua bisongni, e non ti voleva fare il dovere; e che questo era mal fatto: che seguitandone tra noi meno ....
onore, come mi dicie, ch'i' prieghi Giovanni, che abia riguardo a l'onore suo e tuo, che lui ne sarà chagione,
p(er) non volere fare il dovere a chi esconciò sé p(er) servirlo; e alchun'altre parole buone. En questo punto
n'ò risposta, e' mi ringrazia, e mandamene j a Giovanni, che in efetto dicie fargli fare una promessa di ciento
cinquan[ta] f(iorini) p(er) tutto ottobre, e dargli ora 20 tapeti. E pure si gli racomanda che aspetti Nicolò, che cierto
farà il dovere. Altro non dico, p(er)ché da Giovanni ne sarai avisato della concrusione della sua lettera: i'
p(er) me no· ne gli risponderò più, che non sono cose da mme. Che Idio v'allumini la mente di fare el dovere
l'uno all'altro; e guardivi Idio di male lungo tenpo. P(er) la tua
Allesandra Strozi, Firenze, vi si racchomanda