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Le Lettere di Alessandra Macinghi Strozzi

Le Lettere di Alessandra Macinghi Strozzi

Lettera XXIV

Al nome di Dio, a dì 10 di malzo 1460
Karisimo quanto maggior fratello, più tenpo fa non t'ò scritto p(er) non eser suto di bisogno;
e questa p(er)ché ò sentito tu à' 'vuto gran male, che m'è assai dispiaciuto. Pure, p(er) grazia di Dio, mi
dicie Lorenzo che comi[n]ciavi molto bene a miglorare, e che eri fuori di dubio: che molto mi
piacie. Idio lodato! Aspetto chon disiderio di sentire sia in tutto libero e sano. Così te ne concieda
Idio la grazia, chome tu disideri.
I' ò scritto più tenpo fa a lLorenzo, ched io voglo a ongni modo che si rapressi in qua, veduto non esere
altri che lor due; ch'io mi contento che stia più preso a noi, che non è. E che s'acozzi chon Filippo,
e che eleghino una stanza che faccia p(er) loro, e che fussi chomoda anchora a me: che, s'i' vivo, vorrei
vivere cho· lloro, piaciendo a Dio. E chosì ò detto a Filippo che glene scriva più volte, e che ne scriva a tte,
che ttu lo solleciti di questa tornata di qua. Ora ò lettere da llui, e del partirsi di chostà non me ne
dicie nulla; che me ne fo maravigla, sapiendo che è la mia volontà che venga acozzarsi
chon e(s)so noi. E facievo pensiero che ora al maggio andare a trovàgli a rRoma tramendua,
ed e mie fatti e lloro s'aconciassino e· modo che, quel pocho del tenpo ch'i' ci ò a vivere, ne stessi
chontenta; e da altro chanto, s'i' manchassi, achonciargli ensieme e· modo non avessino
a quistionare, anzi avessino a stare chome buon frategli e vivere en pacie. Che tocca a
me a farlo, e achonciargli ensieme mentre ch'i' vivo. Ora i' ti priego, Iachopo, che se vedessi
che lui non avesse el pensiero a fare questo passo, che p(er) mio amore glele dicha, che non
mi vogla disubbidire di questa domanda, che è lecita, e gli fia d'utile e d'onore. Avisandoti,
che se non mi dà questo contento, che non farà p(er) lui. E questo ti dico p(er)ché lo dicha a llui. Fallo,
e chonfortanelo i· mio servigio.
Fusti avisato chome la tua Lisabella fecie la fanciulla femmina, e che stava bene: che è
grassa e fresca. Chosì la mantenga Idio lungo tenpo.
A Choppino dissi che p(er) mie p(ar)te ti chonfortassi, e sopratutto a far buona guardia della boccha
e d'ongni altra chosa che tt'avessi a ofendere la p(er)sona; che vieni in buon tenpo a riavere
le forze e ridurti i(n) buona sanità. Cho[sì] piaccia a Dio che sia chome disidero. Nè altro
p(er) questa. A tte, alla Lugrezia, mi rachomando. E mille salute a Lionardo, e a la Margerita;
che Idio presti a tutti buona vita. P(er) la tua

Allesandra Strozi, in Firenze